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Caos Calmo

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Caos calmo

Come metabolizzare la perdita di una persona cara e continuare a vivere come in una sospensione a tempo del dolore. Ce lo svela Caos calmo, l’unico film italiano in concorso a Berlino che Antonello Grimaldi ha adattato per lo schermo dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi e che potrebbe essere un manuale di sopravvivenza per un padre ed una figlia di dieci anni privati dell’essere caro.
Mariangiola Castrovilli

 

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Cosa succede quando all’improvviso una donna cade  fulminata a terra nel giardino della sua villa al mare mentre il  marito sulla spiaggia sta salvando una sconosciuta in procinto di annegare? Nel caso di Nanni Moretti che qui veste i panni di Pietro Paladini, importante manager di un’industria televisiva privata alle prese con i problemi di fusione, l’elaborazione del dolore passa per l’accantonare momentaneamente il lavoro, trasferendolo su una panchina di fronte alla scuola della figlia, a cui ha promesso, fin dal primo giorno di lezioni di aspettarla lì senza muoversi.

 

 

Anche perché la panchina e la macchina sono diventate il luogo deputato per mettere ordine nella sua vita vagliandone le priorità. E Claudia (Blu Yoshimi), appagata dalla costante presenza e dall’affetto del padre sembra apparentemente serena.

 

Già  prima dell’uscita del film tutti navigavano su internet alla ricerca della scena di sesso a luci rosse che ha fatto versare i classici fiumi d’inchiostro tra Moretti e Isabella Ferrari.

 

Scena girata sul set e ‘ripresa’ non si sa da chi con un telefonino e poi mandata in rete su You Tube, promettendo sensazioni….bollenti non mantenute come avranno constatato i nostri lettori che l’hanno visto dall’8 febbraio sugli schermi italiani
E’ stato difficile girare quella scena?
Quale?” Quella di 4 primi che arrivano dopo il novantesimo minuto, già ribattezzati al calor rosso….
Ah, è la stampa che si è concentrata su quella cosa, ma ci sono tanti altri temi, ve la cantate e ve la suonate. La scena mi sembra riuscita, ma non ricordo neppure come l’ho girata” risponde con nonchalance l’ineffabile Moretti.

 

E per lei signora Ferrari?
Posso non rispondere?” butta lì per poi riprendere, “l’abbiamo affrontata con animo Zen, con quella leggerezza che tutti abbiamo da qualche parte. Ci siamo stati dentro. Era tutto realistico, solo che dopo ogni ciak andavamo a controllare sul monitor se eravamo stati troppo volgari. Più difficile per me quella dell’annegamento perché ho rischiato davvero di morire”.

 

Moretti dall’elaborazione del lutto de La stanza del figlio a quella del dolore o della sua assenza in Caos calmo….Non è voluto. Ne La stanza del figlio c’è un rapporto familiare che va in frantumi, qui, nel romanzo di Veronesi, nasce un legame nuovo tra padre e figlia. Ed i due rapporti che segnano un evento così doloroso sono molto diversi”.

 

A proposito di diversità com’è stato sul set quello con la piccola Claudia/Blu?
Il fatto di essere padre indubbiamente mi ha facilitato, ma non penso che per lavorare con i bambini ci voglia una particolare esperienza. In Io sono un autarchico ero già stato padre di un piccolo di cinque anni, che adesso ne ha, vediamo in po’ – e conta sulle dita- già 37….”.
La censura, che oltre alla scena di sesso - ma quanto la fate lunga, queste cose accadono nella vita e nei film - commenta ancora Nanni, dovrà vedersela anche con una bestemmia, scritta in una relazione sulla fusione di Silvio Orlando, capo del personale che Moretti legge ad alta voce…. E Antonello Grimaldi il regista a rispondere…

 

E allora, la prima è una scena di sesso e non d’amore, che arriva forse più bruscamente che nel libro, ma è una scelta. E’ violenta e liberatoria, il segno del ritorno di Pietro alla vita. In quanto alla bestemmia non è inserita per strappare una risata, è presa di sana pianta dal libro e a me è sembrata un’invocazione accorata, la ribellione verso l’ingiustizia di un cattolico che poi andrà in Africa ad aiutare il fratello missionario”.
Perfetto il cast di personaggi che si avvicendano attorno alla panchina di Nanni per confortarlo ma che poi per un motivo o per l’altro finiscono per scaricare sulle sue spalle dolori, rancori, rabbie e paure, per cui sono loro ad uscirne consolati in un film così squisitamente corale.

 

Bella l’interpretazione di Alessandro Gassman qui al suo meglio, nel ruolo dell’affermato stilista di jeans, leggero e vitaiolo fratello del protagonista, così diverso ma allo stesso tempo  così incredibilmente  speculare.

 

Un’ultima domanda Nanni, meglio i girotondi in piazza, Moretti style o sedersi  su una panchina per elaborare l’ennesimo lutto della sinistra in un momento di crisi così delicato del nostro Paese….?
Non è che non voglia rispondere, diciamo che come regista mi piacerebbe come Pietro andare su una panchina e mettere ordine sugli eventi. Ma non so spiegarmi cosa mi succede e ci succede. E poi, non riesco a trovare una panchina…..”.
Mariangiola Castrovilli