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A tu per tu con Luca Monti

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“Non lo dico a nessuno!”, lo spettacolo proposto a gennaio dal Teatro de’ Servi di Roma, è un articolato progetto di teatro contemporaneo. L’autore e regista Luca Monti ne parla in un’intervista a Visum.

Eleonora Menicocci

 

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“Non lo dico a nessuno!”, lo spettacolo proposto a gennaio dal Teatro de’ Servi di Roma, è un articolato progetto di teatro contemporaneo.
L’autore e regista Luca Monti ne parla in un’intervista a Visum.
Nella sua nuova commedia, come nelle precedenti (“Padri?!” e “Come rimaniamo?”, n.d.r.), gli attori si spostano di continuo, seguendo uno stile di regia molto dinamico. Questo spostarsi è una caratteristica del suo teatro, frutto di una ricerca che porta avanti da alcuni anni.

 

A che punto è arrivato?
“Sono arrivato ad un punto in cui lo spostarsi è diventato estremo!” – esordisce Monti. “Come regista” – prosegue – “avevo pensato per questa storia ad un’ambientazione tipo happening: un attore al centro, gli altri intorno e, di volta in volta, appaiono i vari personaggi. Come autore” – sottolinea – “ho raccontato un viaggio che gli attori compiono attraversando i vari spazi del teatro come se fossero i cunicoli di un labirinto. Quando ho finito di scrivere” – spiega – “mi sono accorto che potevo sfruttare lo spazio andando in verticale! L’idea mi è venuta guardando dei ponteggi di fronte casa mia. Ho allestito una struttura simile” (a cura diEttore de Anna, n.d.r.)– racconta – “che mi ha permesso di lavorare su quattro dimensioni, con gli attori che si muovono come dei veri e propri atleti”.

 

“Rispetto ai lavori precedenti – sottolinea Monticredo di aver fatto un passo avanti, lasciandomi portare. Molte scene sono nate durante le prove, altre le ho ricostruite; ho anche vivacizzato il testo, che in origine era in italiano, con vari dialetti”. Quali sono allora gli aspetti rilevanti di questo progetto?
“Innanzitutto il tipo di scrittura. Il testo è tragicomico e, pur non essendo un giallo, fa sì che lo spettatore segua la storia fino alla fine. Poi la scelta di concentrarmi sull’attore e sulla composizione cinematografica dello stile recitativo, dello spazio e del tempo.

 

Infine la scelta di musiche originali. L’autore, Stefano Switala, è entrato nel clima di questa sperimentazione e, assistendo alle prove, ha composto sette pezzi, la colonna sonora della commedia”.
Eleonora Menicocci