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L'allenatore nel pallone 2

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E’ tornato Canà,
l’allenatore sempre…
più nel pallone

Dallo scorso 11 gennaio è nelle sale italiane il nuovo film di Lino Banfi, L’allenatore nel pallone 2, sequel del fortunato film degli anni ’80. Il comico torna ad interpretare Oronzo Canà. Tra gli interpreti Anna Falchi, interpreta la giornalista a caccia di scoop sul Mister della Longobarda e Biagio Izzo, che, tra gag e disavventure, veste i panni del genero fedifrago. La regia ancora una volta è di Sergio Martino.
Giancarlo Leone

 

Oronzo Canà è tornato sul campo di calcio a 24 anni di distanza dal primo Allenatore nel pallone e lo fa per arrabbiarsi e fare scongiuri più di prima. Il mitico Mister della Longobarda è ancora una volta Lino Banfi, affiancato da due new entry, Biagio Izzo e Anna Falchi, oltre ai tanti attori del primo Allenatore (come Andrea Roncato e Giuliana Calandra), protagonisti in L’allenatore nel pallone 2 di Sergio Martino, dall’11 dicembre scorso distribuito in 600 sale da Medusa.

 

Fra gli altri, nel film sfila una foltissima pattuglia di giornalisti, campioni, coach e presidenti di squadre di serie A, che per la loro partecipazione hanno ricevuto un gettone di presenza, devoluto in beneficenza. La rivalità storica tra Italia e Francia percorre sottotraccia il copione del film, caratterizzato dalle immagini iniziali della finalissima mondiale di Berlino 2006.

 

La seconda parte de L’allenatore nel pallone 2 sembra essere il vaso di Pandora in versione pallonara: dai giocatori fidanzati con le letterine, agli agenti di mercato di dubbia moralità fino al doping, dai facoltosi investitori stranieri con i soldi di dubbia provenienza a calciatori che vendono le partite.

 

Pochi accenni a Calciopoli, con l’indagine giudiziaria reale avviata dopo la stesura del primo copione, parzialmente riveduto e corretto. Presente anche Luciano Moggi in versione capostazione.

 

Totti ha convinto molti colleghi come Giardino, Lotito, Ancellotti, Oddo, Spalletti, Pruzzo, Collovati, Graziani e Mazzone. Spiccano anche Ilaria D’Amico, Massimo Piccinini e Giampiero Mughini. Oronzo torna in un ambiente del calcio peggiore di quello che aveva lasciato più di vent’anni fa, quando si usciva dallo scandalo scommesse” ha esordito Banfi

 

Mi sono convinto a riproporre il personaggio perché il primo film, datato 1984, nel frattempo è diventato un cult, amato molto dagli stessi calciatori. Il mio pubblico, anche il più giovane, da anni mi chiedeva di tornare a quella comicità. Stavolta abbiamo evitato le scene violente, le botte, le smorfie, le battute pesanti, ma il mio linguaggio ruspante è rimasto. Chi se ne importa poi se non piace ai critici, quello che conta è il pubblico”.

 

Oronzo Canà, dopo anni passati controvoglia insieme alla sua famiglia, a mandare avanti un’azienda agricola in Puglia, viene ora richiamato in servizio come coach della Longobarda, appena promossa in A, dal figlio del Presidente della squadra, Walter Borlotti e dal suo misterioso socio russo. Il profeta del “5-5-5”, il vate della “Bizona” è ora promoter del “modulo a farfalla” (scovato su Internet dal nipotino Oronzino, genio del computer, ma deve fare i conti con lo sconosciuto giapponese Kiku capocannoniere degli autogol) tra gag e disavventure che coinvolgono il genero fedifrago (Biagio Izzo), una seducente giornalista in cerca di scoop (Anna Falchi), un giovane asso brasiliano che potrebbe essere suo figlio, le manovre poco pulite di Borlotti e socio, una tifoseria inferocita e le indagini sulla squadra della magistratura.

 

Anna Falchi ha confessato che le sarebbe “piaciuto vivere l’epoca delle commedie anni ’70: forse avrei avuto più successo al cinema di quanto ne ho oggi. Non temo il paragone con le attrici di quei film, anche perché io più che sulla fisicità, punto sull’autoironia. E per una volta sono stata felice di essere dalla parte della giornalista a caccia di scoop e non da quella della star da assalire”.

 

I reduci dall’84 proveranno un po’ di nostalgia nel rivivere l’episodio finale della salvezza miracolosa, con Aristoteles che riappare in tribuna e la festa in campo con i figli dei tifosi gemelli (misteriosamente gemelli anche loro). Ma è tempo che Canà vada in pensione.
Giancarlo Leone