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Thayhat il futurista stilista di moda

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THAYHAT il futurista
Stilista di moda

Thayaht, l’elegante, anomalo futurista fiorentino è in mostra al Museo del Tessuto di Prato, come stilista e inventore del Made in Italy. La mostra che resterà aperta sino al 15 aprile 2008, si sviluppa su 850 mq. divisa in due sezioni. Catalogo edizioni del Museo.
Anna Camia

 

Pattern decorativo
1925 ca
Tempere su carta
Roma, collezione CLM Seeeber

Dopo l’esposizione tenutasi al MART di Rovereto nel 2005, ora è il Museo del Tessuto di Prato che, avendo ricevuto in dono abiti di Thayhat, ha deciso di dedicare una mostra a quest’artista alto, sottile, elegante che per 15 anni si è dedicato alle arti decorative, alla moda, ai tessuti, fino ai costumi teatrali, divenendo il primo artista del Made in Italy. Thayhat soprannome che Ernesto Enrico Michahelles, scelse perché si leggeva sia da destra che da sinistra come un’antica scrittura, era figlio di un banchiere tedesco naturalizzato svizzero, trasferitosi a Firenze nel 1889 dove l’artista era nato nel 1893, e della statunitense Mary Florence Ibbots, quindi di famiglia alto borghese. La sua iniziazione fu verso le arti decorative e sin dal 1920 si era dedicato a questo genere, avendo seguito nel 1921 il corso teorico di disegno puro ad Harvard.

La Sala Prato Citta` Tessile

Fu in questo periodo che l’artista, certamente futurista nel pensiero, inventò la Tuta che divenne in seguito la Bi-Tuta, attivando una fattiva e remunerativa collaborazione con la sarta parigina Madeleine Vionnet, disegnando anche il logo della Maison e lanciando dal 1925 negli USA, il Prêt-à-porter.La mostra che occupa ben 850 mq. di superficie, è divisa in due sezioni. Al pianterreno è illustrata la sua attività progettuale nel tessile e il rapporto con la Maison Vionnet, i progetti per il teatro e il guardaroba personale donato al Museo. La seconda sezione è dedicata alla nascita della Moda Italiana ealle proposte di abbigliamento dal 1920 al 1940, con disegni e figurini originali e foto.Qui lo spazio è particolarmente dedicato alla Tuta inventata da Thayhat non solo per la sua praticità ma, da buon futurista, come abito distintivo, pratico, poco costoso dato il dopoguerra, ma anche di rottura con gli schemi degli abiti tradizionali, tanto che con il fratello Ruggero creò in seguito anche la Bi.Tuta.

Thayaht indossa Tuta
La parola Tuta deriva da Tutta che suggerisce la natura totale dell’abito, che disteso ha la forma di una T, consonante mancante. Fu l’abito più audace degli anni ’20 che il quotidiano La Nazione pubblicò unendo un cartamodello per il fai da te. Thayhat diceva “ l’uomo deve liberarsi dalle sovrastrutture dell’abbigliamento ”…. E in effetti la Tuta è l’abito più innovatore prodotto dalla moda italiana adottata, sotto varie forme, ancor oggi. In questa sezione oltre all’illustrazione del progetto, sono in mostra pezzi di alta moda che da questo furono ispirati. Chi non ricorda il famoso pigiama-palazzo che altro non era se non una derivazione della tuta? Ci sono in mostra abiti di Emilio Pucci, di Krizia, di Marucelli, di Ken Scott e persino di Capucci. Le tute sportive e quelle militari sono anch’esse in esposizione. Era una tuta, per quanto particolare, anche quella del film Odissea nello Spazio. Da febbraio 2008 ci sarà anche una selezione di modelli di tuta di giovani stilisti che partecipano al concorso European Tuta Award. Una mostra che fa conoscere quest’artista da un punto di vista particolare, anch’esso importante, come lo furono le sue opere pittoriche e scultoree.
Anna Camia

Bozzetto “tennis
1921
Matita e inchiostra su carta
Firenze, collezione Riccardo Ernesto Michahelles