Un dipinto di Ippolito Caffi
in mostra nella capiatle

Fino al prossimo 23 dicembre, sarà allestita presso la Galleria d’arte di Francesca Antonacci in via Margutta 54 a Roma, una mostra dal titolo Un dipinto di Ippolito Caffi ed una raccolta di vedute di Roma. L’antologia di opere, comprende oltre a ventinove acquerelli, tempere e disegni, anche nove dipinti ad olio tra cui un pregiato “esemplare pittorico” del maestro bellunese. A far da quinta scenica all’intera rappresentazione, uno tra i più suggestivi cortili della famosa via romana, ricca di arte, paesaggio ed umanità: uno stravagante miscuglio di avanguardie ed antichità, dove il tempo sembra essersi fermato al suono della squillante voce dell’ultimo lapicida che con generosa cordialità offre ai passanti pasta e vino rosso…questa è via Margutta, viva, pulsante, munifica come il cuore dei suoi abitanti.
Vittoria Severini

 

Allestire una mostra di dipinti dell’Ottocento è ormai diventato un puro atto di fede. Ricordo, con qualche rammarico e quasi una punta di fastidio, come negli anni Ottanta…nessun antiquario – con la maiuscola- avrebbe davvero preso in seria considerazione l’ipotesi di una mostra sul tema...Sono queste le parole utilizzate da Pier Andrea De Rosa nel saggio che correla la selezione fotografica delricco pamphlet della mostra.

Ippolito Caffi, Veduta di Piazza San Pietro,
 1843, olio su tela, cm 35 x 60

Una mostra focalizzata sulla personalità artistica di Ippolito Caffi (1809-1866) a cui si armonizzano pittori come Bartolomeo Pinelli (1781-1835), Vincenzo Camuccini (1771-1844), gli stranieri Victor-Jean Nicolle (1754-1826) , Franz Keiserman (1765-1833) e Louis- Francois Cassas (1756-1827).

Louis- Francois Cassas, Il Monte Palatino,
acquerello su carta, cm 54,5 x 83

Punta di diamante di questa esposizione è infatti la tela di Ippolito Caffi dal titolo Veduta di Piazza San Pietro che non smentisce, anzi ratifica, la fama del maestro come figura di artista-reporter, un testimone eccezionalmente sensibile di ogni evento atmosferico, di ogni fatto di cronaca, di situazioni urbane illuminate da affocati tramonti o inghiottite nebbie pannose; in lui dimorava un’inquietudine positivistica che lo condusse  a fissare sulla tela quello che i propri occhi riuscivano a vedere.

Victor-Jean Nicolle, Veduta di Piazza Venezia
a Roma
, acquerello su carta, cm 24 x 31,5

Nel dipinto la resa prospettica della piazza cattura l’occhio verso il suo punto di fuga raffigurato dalla basilica sullo sfondo, mentre lo sguardo indugia gradualmente sul colonnato circostante, rendendo al fruitore la percezione del colpo di vista unitario.

Victor-Jean Nicolle, Veduta del Tevere
e del Ponte di San Bartolomeo
, acquerello
su carta,cm 9,7 x 15.

La tavolozza composta da colori caldi e “terrosi” oscilla tra l’ocra e l’azzurro in una silenziosa e composta armonia di limpide atmosfere.

Bartolomeo Pinelli, La vendemmia sulle rovine
del Palatino
, 1821, acquerello, cm 26 x 36

Non inferiore è il valore storico-artistico degli altri interpreti presenti nella collezione: Victor-Jean Nicolle con il suo acquerello Veduta di Piazza Venezia a Roma documenta l’antica sistemazione urbanistica della piazza e del Palazzo di Venezia prima delle modifiche di fine ottocento;

Franz Keiserman, Veduta di Roma da Villa Madamacon San Pietro e il Tevere, 1803, acquerellosu carta, cm 67 x 102

ed ancora Franz Keiserman nella Veduta di Roma da Villa Madama con San Pietro e il Tevere  conduce per incanto in una “visione” lontana, dove solo i campi e le architetture disegnavano il profilo della città; infine Bartolomeo Pinelli, il “menestrello” di Roma, sagace narratore tanto della vita quotidiana quanto delle antiche gesta epiche, interpreta, attraverso dipinti come La vendemmia sulle rovine del Palatino, la fresca, vivace, audace “romanità” che contraddistingue ogni sua creazione.
Vittoria Severini

Louis- Francois Cassas, Veduta del porto di Ripa Grande e dell’Ospizio del San Michele, acquerello su carta, cm 54,5 x 83