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Lettera al Padre

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L’eterno conflitto
fra padri e figli

Sino al 9 dicembre va in scena al Teatro Stanze Segrete di Roma, un’interessante messinscena di Natale Russo, Mio caro papà, liberamente tratta dalla Lettera al Padre di Franz Kafka. La regia è firmata da Gianluca Verlezza.
Giancarlo Leone

Natale Russo



Va in scena al Teatro Stanze Segrete di Roma, sino al 9 dicembre un’interessante messinscena dell’autore ed attore Natale Russo, Mio caro papà, liberamente tratta dalla Lettera al Padre di Franz Kafka, diretta da Gianluca Verlezza, giornalista, critico teatrale, qui alla sua prima regia teatrale. Alquanto emozionato ci ha confidato che questo era un sogno che già accarezzava da tempo. “Non è la prima volta che avevo in mente di fare il regista, ho sempre voluto farlo”, dice Verlezza, “in realtà mi avevano offerto due anni fa di fare la regia di un altro spettacolo. Avevo creato l’adattamento teatrale ed avevo parlato con Massimo Wertmuller perché ne fosse il protagonista. Lui aveva accettato - spiega il neoregista - ma come contropartita voleva me come regista. Io un po’ perplesso accettai. Ma poi il tutto saltò per problemi di produzione. Questa volta, invece, è stato l’attore, Natale Russo, a scegliere me. Avevo lavorato con lui – sottolinea - come ufficio stampa, per dei suoi spettacoli, aveva letto le mie recensioni. Mi ha fatto leggere il testo di questo spettacolo, mi è piaciuto molto ed ho accettato. Ed eccomi qui in questa impresa registica”.

Natale Russo

In questo spettacolo, che sicuramente attirerà molto pubblico giovane, il testo originale di Kafka, Lettera al Padre, diventa un pretesto. Lo conferma lo stesso Verlezza. “Kafka si sfoga, cerca di scrivere una lettera al padre che non spedirà mai per parlare del conflitto che ha con lui. E nello spettacolo lo stesso problema lo affronta Natale Russo: in un certo senso l’attore diventa Kafka perché anche lui, come lo scrittore, ha avuto conflitti con il genitore, quindi ci sarà molto di autobiografico. La lettera di Kafka diventa – rimarca il regista - anche quella che Russo avrebbe voluto scrivere al padre, una lettera mai spedita. Se avessimo riletto in maniera classica il testo di Kafka avremmo fatto un favore a lui, ma non avremmo colto l’aspetto dell’universalità presente nel lavoro. La conflittualità genitori – figli è alquanto diffusa.

Natale Russo


L’attore è solo in scena, ma, credetemi, non è un monologo noioso, anzi sarà molto divertente perché lo rende tale Natale Russo, che viene dalla Commedia dell’Arte, ed è vivacizzato dalla voce fuori campo di un altro grande attore, Omero Antonutti (lo ricordiamo nel film Padre Padrone) che ci ha onorato per questa partecipazione. Uno spettacolo ricco – conclude Verlezza - una storia autobiografica che racconta uno scontro generazionale, dove le scene saranno molto ricche, costumi stupendi, musiche bellissime, da Mozart a Bellini fino al finale con un brano di Cat Stevens. Una storia trasversale nel tempo e nello spazio”. Uno spettacolo, indubbiamente da non perdere, per l’atmosfera e per l’interpretazione di Natale Russo, davvero coinvolgente.
Giancarlo Leone

Natale Russo