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> Quaranta ma non li dimostra

Con Luigi De Filippo,
ritorna la vera
commedia napoletana

Approdata alla Sala Umberto di Roma fino allo scorso 25 novembre ed ora in tournée, la commedia in due atti scritta da Peppino e Titina De Filippo, Quaranta, ma non li dimostra, portata in scena per la prima volta nel 1933. A riproporla oggi è Luigi De Filippo.
Giancarlo Leone

Luigi De Filippo



La divertente ed appassionata commedia Quaranta, ma non li dimostra, andò in scena per la prima volta nel 1933 a Napoli, interpretata da Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Fu subito un grandissimo successo che contribuì in maniera determinante all’affermazione del talento dei fratelli De Filippo sul piano nazionale.

Luigi De Filippo

Ora questa commedia in due atti ci viene riproposta da Luigi De Filippo, che, dopo essere stato in scena al Teatro Sala Umberto di Roma, ora è in tournée. L’apertura del sipario, ci mostra un salotto borghese con un balcone che si affaccia sulla Napoli anni Cinquanta. Questo sfondo mette in evidenza la vicenda di Don Pasquale, vedovo e delle sue quattro figlie: tre sono fidanzate e la primogenita, Sesella, fin da quando è morta la madre ha finito per fare lei la mamma a tutti  e si ritrova ormai sola a 40 anni.

Luigi De Filippo


Serve il padre nel malinconico ricordo della madre. Figlia devota ed amatissima dal padre, ormai dona tutta la sua esistenza alle altre sorelle, isteriche e frivole e ai lavori domestici. Si può dire che Sesella è una moderna Cenerentola che insegue il sogno del grande amore come fuga da una realtà fatta di regole e perbenismi. Ma i sogni non sempre sono realizzabili.

Luigi De Filippo
Quando poi anche sua figlia Carmela sta per sposarsi, Don Pasquale decide di risolvere da solo la questione e di trovare un marito per la prediletta Sesella. Nota un giovane giornalista, colto ed intelligente, che fa salotto con le sue figlie e, a causa di un equivoco, crede che sia innamorato di Sesella ed addirittura intenzionato a sposarla. L’ipotesi matrimoniale cambia nettamente la figlia che, con un look aggressivo, truccata, coi tacchi e con la sigaretta sempre in bocca, sembra aver riscoperto la sua femminilità. Tutto sembra pronto per rendere ufficiale il fidanzamento ma purtroppo l’epilogo, come spesso accade nell’arte dei fratelli De Filippo, sarà amaro e Sesella sarà costretta nuovamente a sacrificarsi e tornare a rivestire i panni dell’angelo del focolare della sua famiglia.

 


Anche se la commedia somiglia ad una favola ed ogni favola ha un lieto fine, qui questo proprio manca. Ci si illude ma poi si ripiomba nell’amara realtà. La commedia, seppur datata, 1933, presenta ancora oggi elementi di straordinaria attualità. I tanti personaggi che sfilano nella pièce, sia maschili che femminili, mettono in evidenza caricature più o meno delineate di una società che seppur diversa rispetto a 70 anni fa, si ripropone in tutte le sue sfaccettature. Sul palco sfilano: la zitella alla disperata ricerca di un fidanzato, lo scapolone d’oro, la bella senz’anima, il figlio di papà, la svampita dai vestiti firmati, l’adolescente in piena crisi ormonale.

Luigi De Filippo

A dirigere il tutto, l’anziano padre, magistralmente interpretato da Luigi De Filippo, che coordina le entrate e le uscite dei personaggi in maniera ben calibrata. Il risultato: un’ottima sinfonia armoniosa da sottofondo che fa emergere voci soliste. Eccellente l’interpretazione della protagonista, Sesella, interpretata da Ivana D’Alisa, convincente e veritiera tanto nei panni della umile servitrice che in quella della donna trasgressiva. La commedia riesce perfettamente nell’intento di tramandare la tradizione del teatro napoletano alle generazioni presenti.
Giancarlo Leone

Luigi De Filippo