Il design italiano: Ambrogio Pozzi. Storie di forme
Il Presidente della fondazione MIC(Museo Internazionale della Ceramica) di Faenza, Pier Antonio Rivola, ha inaugurato lo scorso 11 novembre, la personale di Ambrogio Pozzi (1931) dal titolo Ambrogio Pozzi. Storie di forme. L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 3 febbraio2008, è curata dall’architetto Franco Bertoni e presenta 120 lavori tra ceramiche, porcellane, vetri, legni colorati, grafiche e quadri, al fine di narrare l’iter artistico del maestro dagli esordi fino ai nostri giorni. Fanno da appendice all’evento, conferenze e workshop promossi da alcuni professionisti del design. Catalogo Giornale di Mostra rivista D’A, Gruppo Editoriale Ediemme s.r.l. Vittoria Severini
A. Pozzi, Servizio di bordo di prima classe per l’Alitalia, ceramica, 1970-71
La parola “ceramica” deriva dal greco kéramos ossia “argilla”; con tale termine si indicano un’ ampia varietà di manufatti ottenuti modellando impasti di argilla e di altre terre che una volta cotti, vengono rivestiti di smalto impermeabile o di vernice ed infine decorati. Tecnica versatile, essa, è stata utilizzata in forme ed usi diversi: dal vasellame di uso quotidiano in età neolitica alla statuaria greca e romana, fino a raggiungere livelli decisamente rivoluzionari con il design moderno e l’industria edile contemporanea.
A. Pozzi, Servizio di bordo di seconda classe per l’Alitalia, vassoio grande per lunghe tratte, plastica, 1970-71
Data la sua grande diffusione, la ceramica, ha determinato, fin dal XVI secolo, la nascita, in gran parte dell’Europa, di botteghe trasformate col passare del tempo, in vere e proprie fabbriche per la creazione in serie. A questo contesto si può ricondurre la carriera artistica di Ambrogio Pozzi iniziata nei primi anni Cinquanta quando, dopo aver compiuto parte della sua formazione alla scuola di ceramica faetina, conduce progettualmente ed operativamente la manifattura paterna, la Ceramica Franco Pozzi di Gallarate.
A. Pozzi, Servizio Duo di Rosenthal, una tazza, porcellana, 1968
Sotto il suo impulso l’opificio raggiunge, infatti, i livelli di una produzione seriale uguagliando le maggiori organizzazioni europee di quel periodo. I primi progetti realizzati sono degli esemplari esclusivi e vengono prodotti sia a Faenza nello studio La Nuova Cà Pirota di Carlo Zauli (1926 – 2002) sia nei laboratori di Gallarate. Tra essi vanno ricordati Stalagmite e Ciclope del 1950, Totem, Marziano, Polipo, Donna con pesce del 1953.
A. Pozzi, Set per due Cono di Pierre Cardin, 13 pezzi, scomponibile, ceramica smaltata, bianco opaco, 1969-70
Da questo momento in poi, l’investitura di Pozzi a designer originale ed innovativo sul piano internazionale è ormai una certezza, ed a sancirlo sono alcune creazioni come il servizio di bordo di prima e di seconda classe per l’Alitalia (1970-71), il servizio Duo di Rosenthal (1968) ed infine il set Cono di Pierre Cardin (1969-70) ; ma nonostante i successi e la popolarità, il legame tra il maestro e la città di Faenza non si è mai spezzato, come dimostra l’antologica allestita presso il Palazzo delle Esposizioni nel 1987 e la presenza di alcune manifatture nella sezione dedicata ai rapporti tra il design e la ceramica popolare nelle collezioni permanenti del MIC.
A. Pozzi, Io t'amo, piastre in cotto graffiti a crudo su ingobbi colorati, cm 60 x 60, 2003
Pertanto a suggellare ulteriormente tale rapporto, ecco la realizzazione di Ambrogio Pozzi. Storie di forme, in cui si intende offrire al pubblico una panoramica sulle ricerche più recenti di Pozzi, ricerche che denotano, nell’esecuzione, una grande riflessione ed una maggiore connotazione artistica . Concludendo si può affermare che Ambrogio Pozzi sta dando nuove dimostrazioni di una inesausta vitalità espressiva e indicazioni magistrali per nuovi dialoghi tra il design e le altre forme artistiche. Vittoria Severini