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Lupercale sull'Aventino

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ll mito diventa realta’,
trovata la grotta
del Lupercale sull’Aventino

Scandagliando la qualità delle pendici su cui poggia la Casa di Augusto sul Palatino, un sonda rivela l’esistenza di un ninfeo ricoperto di marmi, mosaici, stucchi, valve di conchiglie. Si tratta probabilmente del mitico Lupercale. Ecco le immagine inedite del laser scanner rielaborate al computer.
Laura Gigliotti

 

Il Palatino non cessa di sorprendere. Dopo il ritrovamento sulle pendici sud orientali delle insegne imperiali di Massenzio da parte di Clementina Panella, per non citare che l’ultimo sensazionale rinvenimento sul colle in cui si condensa la storia di Roma, ecco la scoperta che ogni archeologo sogna di fare, la grotta del Lupercale, là dove la lupa secondo la leggenda avrebbe allattato Romolo e Remo. E’ la grotta mitica e sacra, sempre cercata e mai trovata, il più antico santuario di Roma, che Augusto stesso, come dice nel suo testamento, aveva restaurato. Il 15 di febbraio vi si celebravano i Lupercalia, riti legati alla fertilità, che vennero praticati fino in epoca cristiana e aboliti da papa Gelasio I nel V secolo.

 


La mitica grotta, che gli archeologi credevano verso il Velabro, è ricordata da Dionigi di Alicarnasso, coevo di Augusto, come un luogo dove sgorgavano fonti e descritta dall’umanista Bartolomeo Marliano come un ambiente ipogeo, decorato con conchiglie, pietre e un’aquila bianca simbolo dell’imperatore. Rodolfo Lanciani a fine ‘800 collocava il Lupercale nell’area della Casa di Augusto, prossimo alle Capanne di Romolo. In questo modo la residenza dell’imperatore era connessa ai siti più sacri dell’urbe, nel quadro della valorizzazione e del recupero della valenza religiosa dei miti di fondazione operata da Augusto.

 

Ad annunciare la scoperta è il Ministro dei beni culturali Francesco Rutelli, con il Soprintendente archeologo di Roma Angelo Bottini, l’archeologa Irene Iacopi e l’ingegner Giorgio Croci. E’ il frutto di “un incontro fra problemi archeologici e problemi strutturali”, ricorda Croci, lo strutturista che da anni si occupa della stabilità del Palatino. Si doveva  saggiare la solidità delle strutture in occasione del restauro della Casa di Augusto, che riaprirà al pubblico ai primi di febbraio con i suoi affreschi a “Festoni” e a “Maschere”, annuncia il Ministro.

 


Il primo sondaggio a fibre ottiche praticando un piccolissimo foro è stato fatto due anni fa nella parte del Palatino che guarda il Circo Massimo, sulle pendici che declinano verso via dei Cerchi e la chiesa di Sant’Anastasia, a ridosso del Portico delle Danaidi. Una parte scoscesa mai esplorata, prima. “Non per caso perché quella era la localizzazione dei topografi antichi – dice la Iacopi  - Ci abbiamo sempre sperato”. E’ del luglio scorso la visione di ciò che si nascondeva a 16 metri di profondità. Lo stesso livello di calpestio del Circo Massimo verso il quale doveva esserci l’ingesso. Ma c’è voluto un laser scanner, praticando un foro di 30 centimetri, per esplorare la cavità riempita in parte di terra.

 

Le immagini, elaborazione al computer di tante fotografie, mostrano non solo le decorazioni della volta, ma restituiscono anche la tridimensionalità dell’ambiente simile a un ninfeo. Che si presenta di forma circolare, l’altezza della volta con riquadri a stucco, decorazioni a mosaico in stile geometrico, supera i 7 metri, la circonferenza i 6. Vi sono rivestimenti in marmi policromi, bianco, azzurro, rosso, incrostazioni di valve di conchiglie, nicchie, il pavimento è in cocciopesto. Ma sarà proprio il sacellum di cui parlano gli autori del ‘500? “Certo è che non ci sono argomenti in contrario – taglia corto Bottini – tutto quello che conosciamo converge”. “E’ un manufatto di grande rilevanza, nel Palatino non esiste nulla di simile”, aggiunge la Iacopi.

 


Ma si potrà sapere di più solo con lo scavo che si presenta piuttosto complesso. Occuperà circa 700 mq e coinvolgerà anche il Tempio di Apollo procedendo da Sud a Nord. Anzitutto bisognerà decidere da dove cominciare. La cautela è d’obbligo anche secondo il professor Andrea Carandini che sapendo la cosa ha mantenuto il segreto e promette una ulteriore sorpresa.
Laura Gigliotti