Visum incontra Claretta Carotenuto, che in questi giorni torna al Teatro La Comunità di Roma con il suo “To be Beckett”, suggestivo omaggio all’autore di “Aspettando Godot”. Dal 13 novembre al 2 dicembre. Gloria Bondi
Samuel Beckett
Un incontro spontaneo, quasi casuale – ma esiste il caso? – quello fra Claretta Carotenuto e Samuel B. Beckett. Un’ispirazione affiorata all’inizio di un laboratorio teatrale che poi si è trasformata in idea, in mesi di lavoro condiviso e, infine, in uno spettacolo che ha incantato pubblico e critica, segnando anche il ritorno della Carotenuto a teatro dopo anni di assenza, dedicati solo all’insegnamento.
Samuel Beckett
“Ricordo benissimo quel momento. – racconta la Carotenuto – Era la mattina del primo giorno di corso, ero ancora incasa e non avevo le idee molto chiare su cosa proporre ai miei allievi. Ad un tratto vidi spuntare da una pila di volumi un libricino. Era ‘Finale di Partita’ di Samuel Beckett, un autore che amavo, ma che fino a quel momento non avevo avuto il coraggio di affrontare perché mi era sempre parso più grande di me. Ma quel libricino mi sembrò un segno interessante da cogliere. Andai a rileggermi la biografia di Beckett – commenta - e rimasi colpita da un episodio della sua primissima infanzia.
SamuelBeckett
Un giorno il piccolo Samuel venne trovato esanime sul pianerottolo della casa di Foxrock. Non si capì mai il perché di quel mancamento, ma da quel giorno il bambino divenne irrequieto, preda di angosce e fobie, volle dormire sempre con la luce accesa e in compagnia del suo orsacchiotto Baby Jack. Questo episodio - conclude la regista - mi ha profondamente emozionato e mi ha spinto ad intraprendere un viaggio nella sua vita e nelle sue opere”.
Samuel Beckett
Iniziano così mesi di studio della biografia di Beckett (quella di James Knowlson, l’unica autorizzata dallo stesso autore) e di lavoro di improvvisazione con i giovani del laboratorio. Fra i ragazzi di quel seminario ce n’erano già alcuni che poi sarebbero entrati nel cast dell’opera come Alessandro Waldergan e Marco Bruni (e assieme a loro, in scena, tutti bravissimi, Elvezia Balducelli, Italo Coretti, Francesco D’Ignazio, Antonio Mehiel, Paolo Palazzoni, Denise Somma, Silvia Conte, Anna Fusacchia, Diego De Gregorio, Gabriella Italiano, Sara Pirisinu, Emanuele Ruzza).
Samuel Beckett
“E’ stato un lavoro che ci ha molto appassionato. – racconta la Carotenuto – Non posso dire di essere partita con una finalità filologica, ma, anzi, da una spinta emotiva. E’ un viaggio a ritroso nella vita di Beckett, nel quale a poco a poco entrano anche la sua arte e le sue opere. Fino alla scena finale, quando l’autore lascia la scena ormai invasa dai suoi personaggi, lasciando dietro di sé solo il suo teatro. Ho immaginato lo stesso Beckett - spiega - tornare nelle stanze della sua memoria, rivivere il film della sua vita attraverso una serie di flash emotivi narrati con una progressione cronologica. Desideravo realizzare uno spettacolo che raccontasse il dolore e l’incontro con Beckett è avvenuto non a caso partendo da un suo momento di grande sofferenza”. Come è nello stile di questa regista, lo spettacolo è fatto soprattutto di immagini e di musica. Le parole sono ridotte al minimo e sono tutte, rigorosamente, quelle realmente pronunciate dallo stesso Beckett. “Nella mia mente – sottolinea – nasce prima l’immagine di uno spettacolo, la visione. Anche la musica è maieutica, fonte della creazione scenica. Questo spettacolo è fatto di una progressiva sottrazione. All’inizio vediamo una scena affollata di oggetti.
Samuel Beckett
Poi, mano a mano che Beckett concepisce il senso profondo della sua arte, gli oggetti spariscono. Lui, infatti, comprese che alla base del tutto c’è il nulla”. Il risultato è un insieme di rara magia, un vero tributo ad un gigante della letteratura teatrale del ‘900. “Di Beckett mi ha colpito la nobiltà d’animo e, al tempo stesso, l’estrema fragilità interiore. – ci racconta la regista – Era un essere segnato dal dolore e questo me lo ha fatto amare tantissimo.
Samuel Beckett
Ho valutato in modo diverso anche la sua opera. Molte cose che in passato mi avevano stimolato solamente da un punto di vista intellettuale, le ho capite in modo più profondo e per questo ho scelto di inserire nello spettacolo anche alcuni dei suoi più noti personaggi come Krapp e i due di ‘Aspettando Godot’”. Dedicato ai beckettiani doc e a chi all’uomo Beckett desidera avvicinarsi, “To be Beckett” è uno spettacolo davvero da non perdere. Al Teatro La Comunità, fino al 2 dicembre. Gloria Bondi