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Tornano i beni archeologici

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Tornano in Italia,
beni archeologici
esportati illegalmente

Dopo il felice esito delle trattative con i musei americani come il Getty, il Metropolitan e il Fine Arts che hanno restituito opere d’arte provenienti dall’Italia tenute illegalmente, ora anche un gallerista americano fa la stessa cosa. Di sua spontanea volontà, senza chiedere niente in cambio, rispondendo a un principio etico.
Laura Gigliotti

 

Tre bronzetti etruschi rubati negli anni Settanta, provenienti dalla Soprintendenza di Ercolano, dal Museo Archeologico Nazionale di Chiusi e di Spina a Ferrara. Dopo il furto, superati i confini,  venduti all’asta, furono acquistati da un gallerista americano. Ora il professor Jérôme Eisenberg non nuovo a simili operazioni (dal ’99 ha restituito di sua iniziativa dei reperti di provenienza illecita di cui era entrato in possesso), li restituisce all’Italia.

 


Stessa cosa per quattro preziosi vasi e per una statua acefala in marmo che facevano parte del materiale (ben 42 pezzi) che nel ’95 venne sequestrato al trafficante romano Giacomo Medici condannato a dieci anni di reclusione. Ma purtroppo non fu possibile procedere in giudizio anche per questi in quanto le foto Polaroid dell’archivio ginevrino del Medici non vennero ritenute sufficienti come prova.

 

Ma esistevano altre foto ben più probanti e compromettenti nella banca dati del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, quelle che mostravano tre dei cinque pezzi esposti nella Galleria Athena di Eisenberg di New York. Si tratta di reperti di notevole valore economico, valutati da 600 mila a un milione di euro, e di grande importanza storico artistica. Bellissimi e perfettamente integri i vasi in ceramica. Un’Hydria, un recipiente per acqua a figure rosse (470-450 a. C.), con una donna che fila, proveniente dall’Italia meridionale, un Cratere a colonnette a figure rosse del pittore Geras (della vecchiaia), 460 a. C. con Dionisio che regge un kantaros seguito da un satiro, un Vaso etrusco, a figure nere, 520 a. C. di Tityos, un artista che prova a fare concorrenza alla ceramica greca ed etrusca. Etrusca è anche l’anfora attica a figure nere del gruppo di Leagros con Efesto a cavallo circondato da due satiri da un lato e dall’altro Peleo che rapisce Theti.

 


Ed etrusche sono  le Statuetta in bronzo di atleta con strigile di Spina, di offerente da un santuario umbro rubato a Chiusi e di “Nike vittoria alata” trafugata nella rapina a mano armata che ripulì i depositi della Soprintendenza di Ercolano nel ’75. Completa il gruppo una Statua acefala di Arianna addormentata del primo secolo d. C. che doveva ornare una fontana, c’è il foro della fistula in bronzo, di una villa del Lazio o della Campania.
 

A raccontare l’esito di una storia a lieto fine è il Generale dei Carabinieri Giovanni Nistri che sottolinea, parallelamente all’attività di indagine la rete di rapporti con istituzioni pubbliche e private, nazionali e internazionali che ha portato al buon esito di tutta l’operazione. Presenti nella sede del comando di via Anicia, a ribadire se ce ne fosse stato bisogno la considerazione in cui viene tenuto l’operato dell’Arma, il Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli e i suoi più stretti collaboratori nel settore, il Direttore Generale per l’Archeologia Stefano De Caro e il Segretario Generale del ministero Giuseppe Proietti.

 


Ma dove andranno le opere tornate in patria?
Nei musei d’origine – risponde il Ministro – non prima di essere esposte a dicembre al Quirinale insieme ai 39 pezzi restituiti dal Getty Museum, a quelli di Princeton, del Metropolitan e di Boston. La Venere di Morgantina arriverà fra tre anni, mentre rimane aperto il discorso per l’Atleta Vittorioso trovato al largo di Fano”, prosegue il Ministro. E conclude: “Prima della fine dell’anno ci saranno altre notizie positive”.
Laura Gigliotti