L’edizione 2007 del festival internazionale di Fort Lauderdale
In un’atmosfera piena di glamour e di ospiti eccellenti suddivisi nell’arco di 30 giorni che hanno piazzato di diritto il Festival Internazionale di Fort Lauderdale nel Guinness dei primati come la rassegna cinematografica piu’ lunga del mondo, si stanno dipanando i piu’ di 160 film di 26 Paesi mentre 12 sono i lavori che si contenderanno la palma per il migliore tra cui Manuale d’amore 2 di Giovanni Veronesi e Io e Napoleone di Paolo Virzi gia’ vincitore qui nel 2003 con Caterina va in citta’. Mariangiola Castrovilli
E naturalmente spazio ai documentari che sempre piu’ importanza stanno assumendo un po’ dovunque nel mondo e che toccano gli argomenti piu’ disparati per poter attrarre una maggiore fetta di mercato, come la bellissima ed interessante coproduzione canado-islandese Wraths of Gods, back stage del canadese Beowulf & Grandel di Sturla Gunnarsson, un film tutt’altro che facile da girarsi, soprattutto per i numerosi pericoli e l’estrema difficolta’ delle riprese.
Il diario di bordo piu’ o meno gironaliero ci fa dubitare, insieme al regista che il progetto possa andare a buon fine, vista l’entita’ dei disastri affrontati quotidianamente, dal freddo polare, agli otto automezzi andati distrutti per le terribili condizioni ambientali, alla convinzione ormai sempre piu’ radicata di un destino avverso fino alle ricorrenti crisi economiche, dovute anche ad accordi finanziari non ancora firmati che facendo lievitare il budget in maniera insostenibile, hanno portato alla spiacevole situazione di un controllo totale sull’intera produzione, mentre la troupe continuava a lottare contro pesanti avversita’ metereologiche di un inverno impietoso e la costante diminuzione della luce, di vitale importanza per le riprese….per non parlare poi delle tempeste che strappando il tetto della costruzione adibita a uffici, hanno spazzato via anche buona parte delle apparecchiature elettroniche.
Solo l’indomabile determinazione del regista che l’attrice Sarah Polley ha definito “una vera attitudine demenziale”, ha reso possible l’approdo finale di questa ‘nave’ impazzita in acque sicure. Vedendo il film, nessuno sarebbe andato oltre l’apprezzamento per un lavoro poderoso e di tutto rispetto, e tanto meno sospettato quante volte e’ stata sfiorata la tragedia, come nelle scene della navigazione tra i fiordi del battello vichingo totalmente inadeguato per quelle acque, e gli unici due a conoscerne l’estrema pericolosita’ erano il capitano e la produttrice che ha confessato di essere stata spaventata a morte e che quell giorno e’ stato “il peggiore in assoluto della mia vita”.
Meno pericoloso invece dal punto di vista delle riprese ma altrettanto coraggioso e a bout de souffle emotivamente parlando The reflecting pool di Jarek Kupsc, un’inchiesta sui fatti dell’11 settembre di un giornalista russo-americano e del padre di una vittima che puntano i riflettori, con nuove testimonianze, sulla conoscenza del governo americano riguardo all’attentato. Il tutto basato su fonti verificabili, come un video da cui emerge che i terroristi non hanno agito da soli, ma che ci dovevano essere dei complici all’interno.
The reflecting pool e’ uno studio onesto ed accurate ad alto tasso provocatorio sulla ricerca della verita’ e sulle devastanti conseguenze di non avere saputo esaminare la cosa con uno sguardo piu’ profondo che andasse al di la’ di quello che generalmente riserviamo alle news dei telegiornali della notte. Mariangiola Castrovilli