Ha debuttato il 23 ottobre al Teatro Parioli di Roma lo spettacolo di Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime, Arrivederci e grazie, che vede protagoniste due attrici, Manuela Kustermann e FannyCadeo. Quattro monologhi che mettono in risalto la crisi della coppia. La regia è firmata da Giancarlo Nanni. Visum ha inconrato una delle due protagoniste Manuela Kusterman. Giancarlo Leone
Manuela Kusterman e Fanny Cadeo
Ha debuttato il 23 ottobre al Teatro Parioli di Roma lo spettacolo di Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime, Arrivederci e grazie, per la regia di Giancarlo Nanni, che vede protagoniste due attrici, Manuela Kustermann e Fanny Cadeo. Raccontano il loro rapporto d’amore con gli uomini e con il mondo esterno.
Manuela Kusterman
Sono quattro monologhi, quattro ritratti di donne terribili ed affascinanti, da evitare o amare. Donne in lotta con sé stesse e con il mondo, donne fragili o impossibili, che sondano le loro nevrosi, la loro profonda incapacità di amare. Donne che mettono a nudo i propri pensieri sui sentimenti ed i rapporti di coppia, che mostrano un punto di vista del tutto femminile su quelle che sono le pulsioni sessuali umane. Donne che evidenziano in modo sottile la profonda solitudine che provano, ma senza mai piangersi addosso, anzi con una certa ironia. Visum, per saperne un po’ di più, ha intervistato Manuela Kustermann.
Fanny Cadeo e Manuela Kustermann
Signora Kustermann, parliamo di questo spettacolo che lei divide al 50% con Fanny Cadeo…… “Arrivederci e grazieè uno spettacolo che prevede 4 monologhi, due recitati da me e due da Fanny. I monologhi sono scritti da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime, i miei due sono di Vaime. Il primo monologo parla di una donna che ha perduto il suo cane, animale con il quale s’identifica e nello stesso tempo si mortifica anche perché lei in realtà è una intelligente. Però, evidentemente, per compiacere il marito, si è fatta credere molto più semplice di quanto non lo sia. E’ un ritratto – spiega l’attrice ai nostri microfoni - che in realtà non è tanto amaro e la recitazione è poco esasperata. Il secondo monologo, invece, ci mostra una donna che per la prima volta va da uno psicanalista. Ha avuto un’ottima educazione, in famiglia erano tutti molto disinibiti, giravano nudi per casa e lei era molto libera.
Evidentemente, inquesto contesto, ha accumulato dei disagi pazzeschi nei confronti della realtà. Addirittura ha delle visioni mistiche, le appare la Madonna sulla Terrazza Martini. Il monologo è molto divertente ed ha questo dialogo con lo psicanalista che mai si vedrà in scena. Lei è presa da questo monologo logorroico- sottolinea Manuela Kusterman - butta fuori tutto quello che ha dentro. Il finale è previsto con Fanny e si capisce che le due attrici, ma non siamo noi, possono essere due donne qualunque, sono in crisi sotto il profilo amoroso. C’è un rifiuto dell’uomo, del maschio.”
Manuela Kustermann
L’uomo, dunque, esce sconfitto in questa commedia? “Assolutamente sì; questo è abbastanza normale quando si affrontano determinati argomenti. C’è anche da dire che tutto il mondo femminile è molto più ricco e vario di quello maschile”.
Manuela Kustermann
Cosa c’è oggi che non va nell’uomo nei confronti della donna? “Questo non lo so. Probabilmente oggi l’uomo si è trovato spiazzato anche per colpa della donna. Ma i rapporti tra uomo e donna sono sempre stati molto difficili. E’ chiaro che ora l’uomo, trovandosi accanto a sé una donna con un ruolo quasi paritario, deve cercare di ristabilire certi equilibri e cercare di essere un po’ diverso. Oggi non solo i rapporti di coppia sono in crisi, ma è un po’ tutta la società in crisi, come sono in crisi i rapporti tra genitori e figli, tra amici. Viviamo tutti una realtà stressante, siamo tutti a disagio nel quotidiano, non è facile vivere nella società di oggi”.
Fanny Cadeo e Manuela Kustermann
Lei ha dichiarato che il secondo tipo di donna da lei interpretato, quella che va dallo psicanalista, l’avrebbe recitata molto bene la sua amica Claudia Poggiani, da qualche anno scomparsa “Sì è vero. Pensando alla mia amica Claudia, che purtroppo non c’è più, sicuramente un personaggio così sarebbe stato ad hoc per lei perché era così ironica, grottesca. Per me è quasi la prima volta che mi misuro con un personaggio brillante – spiega - anche se alcuni anni fa avevo fatto una cosa del genere, uno spettacolo che si chiamava Nina, è un’altra cosa. Da una parte sono molto incuriosita, stimolata. Bisogna diversificare. Oggi la parola d’ordine è contaminazione; è bene andare in altri campi, esplorare nuove realtà, nuove atmosfere”.
Manuela Kustermann
Progetti futuri? “Stranamente io che non amo molto i monologhi, quest’anno ne farò diversi. Non li amo molto perché in scena mi piace stare con altre persone. Dopo questo spettacolo rifarò delle repliche di Matilde di Canossa – confida - che ho fatto già l’anno scorso per il Festival di Anagni. Poi l’8 gennaio debutterò al Teatro Vascello qui di Roma con un monologo tratto dal romanzo di Levi, Ma l’amore mio nonpuò, un romanzo molto bello, scritto in prima persona che tratta dell’ottobre del 1943, della cacciata degli ebrei dal ghetto di Roma e poi riprenderò Morire non morire, di cui ho fatto anche la regia. Per le scuole, le mattine – aggiunge - dirigerò Il berretto a sonagli, di Pirandello. Poi dovrei fare un altro spettacolo: speriamo di poter affrontare un nuovo testo, anche perché il tutto è legato ai tagli che ci ha fatto il Ministero. Non abbiamo tante risorse economiche ed il Teatro Vascello è in cattive acque. Speriamo bene”. Giancarlo Leone