Alessio Boni: “Vi presento ......... il mio principe Andrej Bolkonskij”
Alessio Boni, da domenica 21 ottobre su Raiuno, è uno dei protagonisti del kolossal Guerra e pace di Lev Tolstoj. Visum l’ha intervistato. Giancarlo Leone
Sta partendo per l’Argentina Alessio Boni dove girerà per il cinema Complici del silenzio, una coproduzione di Stefano Incerti che si va ad aggiungere a quelle a cui ha partecipato l’attore quest’anno: Caravaggio, in tv nella primavera del 2008 e Guerra e pace, il capolavoro di Lev Tolstoj che dal 21 ottobre è approdata su Raiuno dove Boni ha interpretato Andrej Bolkonskij. Visum l’ha intervistato.
Allora Alessio, questo Guerra e pace un vero evento… “Più che altro è un vero kolossal, dettato dall’amore nei confronti del signor Lev Tolstoj e della sua opera”.
Come è stato contattato per questo kolossal? “Quando mi hanno proposto Guerra e pace istintivamente mi sono detto: che presunzione! Poi ho letto la prima puntata e mano a mano che andavo avanti cresceva l’interesse e la passione. Conoscevo la storia, avevo letto Guerra e pace in accademia a vent’anni, m ricordavo i passaggi salienti ma non i particolari. Poi ho incontrato il regista, mi sono informato sul cast e mi ci sono buttato a capo fitto senza farmi altre domande”.
Allora s’è riletto tutto Guerra e pace? “Sì, ma anche Anna Karenina, Resurrezione ed ho letto anche alcuni scritti di un allievo di Tolstoj che ha raccolto quello che il maestro aveva scritto qua e là. Come spesso faccio, leggo di tutto, mi documento, vedo film, assorbo di tutto sull’argomento, poi dimentico di proposito per non scimmiottare nessuno”.
Com’è il suo principe Andrej Bolkonskij? “Molto bello. Andrej è bello, come sono belli i protagonisti di alcuni capolavori letterari come Raskolnikov in Delitto e castigo o il Capitano Akab in Moby Dick”.
E come l’ha caratterizzato questo principe? “Non c’era bisogno di aggiungergli nulla, aveva già tutto di suo. Tolstoj ha una capacità di descrivere i suoi personaggi anche nei particolari e non solo. Anche ciò che pensa, letto nel romanzo, dice tutto di lui, nel racconto è già tutto scritto. Quella di Tolstoj è una regia totale, alla quale si è aggiunta per l’occasione un’altra regia, quella di Robert Dornhelm”. Giancarlo Leone