Al Teatro India di Roma è di scena fino al 31 ottobre La busta di Spiro Scimone, per la regia di Francesco Sframeli. L’ evento è imperdibile perché i cinquantacinque minuti di rappresentazione incollano alla sedia, sorprendono, disorientano e tendono l’attenzione sul filo dellasuspense. Alla fine dello spettacolo, si esce appagati da una prova di teatro perfetta, essenziale e implacabile. Susanna Battisti
Il palcoscenico è occupato da una parete spoglia alla quale si appoggia una scala di ferro. Un Signore (Sfarmeli) entra in scena con una grossa busta e chiede di parlare con il Presidente che lo ha convocato per ragioni a lui ignote. Il Segretario( Scimone) se ne sta seduto su una sedia intento a guardarsi allo specchio.
Alle legittime domande del Signore, il Segretario risponde in modo elusivo e con battute che vanno oltre l’assurdo. Di fatto spiazza l’interlocutore sviandolo su questioni insensate.
Il linguaggio scarnificato si sostanzia di ripetizioni asfittiche della stessa frase in forma affermativa e interrogativa, oppure di battute ritrite che paralizzano la comunicazione ma che hanno il potere di stabilire un rapporto di dominio di un interlocutore sull’altro. Violenza , sopraffazione e abusoentrano per la prima volta nella drammaturgia scimoniana con una forza che lascia esterrefatti. Di tanto in tanto entrano in scena un Mister X , recluso in un armadio, e un Cuoco. I dialoghi, intervallati da pause e silenzi, vengono interrotti anche dalle urla di un orologio che annuncia l’inizio e il termine di una fantomatica lezione di democrazia.
L’assenza totale di riferimenti ad una realtà riconoscibile e l’ambiguità dei ruoli dei personaggi amplificano l’insensatezza del sopruso.Non mancano gag da cinema muto e l’effetto è irresistibilmente comico e terribilmente tragico allo stesso tempo.
I quattro attori,Francesco Sfarmeli, Spiro Scimone, Nicola Rignanese, Salvatore Arena, tengono alta la tensione grazie ad un impeccabile controllo dei movimenti e ad una misurata orchestrazione dei tempi di battuta. L’azione si evolve in un crescendo di folle concitazione, di gesti inconsulti tesi ad un finale tanto inatteso quanto paradossale. L’eredità di Beckett e di Kafka, sono innegabili anche se Scimone si emancipa daimodelli, creando un linguaggio teatrale personalissimo.La bustaè un grido d’accusa, un vero e proprio schiaffo in faccia alla volgarità del potere, un potere senza volto e che pertanto può assumere diverse facce. Susanna Battisti