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La terra desolata di Cormac McCarthy |
Vincitore del Pulitzer Prize 2007, il nuovo romanzo di Cormac McCarthy La Strada racconta il pellegrinaggio di un uomo e del suo bambino verso il sud di un paese senza nome. Un paese devastato da una guerra nucleare che non viene mai nominata. Un viaggio in una Waste Land post-atomica, scolpita dal linguaggio biblico ed essenziale dell’erede diretto di Melville e Faulkner. Susanna Battisti |
The Road |
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Nessun romanzo di fantascienza ha immaginato e rappresentato l’estinguersi della vita sulla terra con la stessa potenza ed incisività espressiva che distingue questa breve parabola. |
Cormac McCarthy |
Grande narratore dell’epopea del West, McCarth abbandona la vastità delle praterie e l’atroce violenza delle guerre di confine per immaginare un mondo spettrale e indifferente alla sparizione del genere umano. |
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La copertina italiana del libro |
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La parola si addensa tuttavia di una tale forza evocativa da renderlo quasi tangibile e quindi anche credibile. Qui, come altrove, la tecnica narrativa mutua dal cinema il rapido montaggio di scene di grande suggestione visiva, troncate a metà da improvvise dissolvenze. |
La copertina italiana del libro |
Cenciosi e malconci, i protagonisti ci appaiono in lunghi piano- sequenza mentre spingono a fatica un carrello da spesa carico di ciarpame lungo strade gelate e impervie. La terra intorno è come pietrificata e tra gli scheletri di alberi bruciati si incontrano cadaveri mummificati. Un paesaggio monotono che tuttavia nasconde insidie terrificanti. La suspense è tenuta alta dalla comparsa improvvisa di altri sopravvissuti solitari o colti in flagrante mentre consumano misteriosi festini in ville diroccate. Tuttavia, le piccole azioni quotidiane che i due sopravvissuti ripetono monotonamente per mantenersi vivi vengono descritte con tale minuta perizia e attenzione al particolare da conferire al racconto una dimensione realistica che, in linea con la tradizione dei grandi scrittori del Rinascimento americano, coesiste con quella simbolica. |
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Cormac McCarthy |
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Le citazioni dal cinema di genere e i riferimenti alle icone della modernità ( prima tra tutte l’ultima lattina di Coca Cola che il bambino raccatta in emporio abbandonato) servono a smorzare con l’ironia una tensione drammatica altrimenti insostenibile. Appaiono come resti di una civiltà estinta che ormai non ha più senso giudicare. McCarthy scarnifica il racconto per afferrare il nocciolo dell’umano, fatto di paura di vivere e di morire , di infinita solitudine e immenso amore, di violenza e sopraffazione. L’uomo e il bambino sono le due facce di Ognuno al cospetto del Nulla. Sono indispensabili l’uno all’altro , l’adulto con la sua esperienza e coscienza della vita, il piccolo con la sua dolcissima innocenza . Sebbene anonimi e universali, sono tuttavia individui in carne ed ossa di cui percepiamo il respiro e i bisogni primari, tra i quali emerge con forza quello di darsi e di dare significati . |
Cormac McCarthy |
Nato dopo il disastro, il bambino possiede un linguaggio limitato ma dimostra ogni momento di voler capire ciò che vede e di voler immaginare ciò che è estinto.Il padre gli fa da maestro insegnandogli parole mentre l’immaginazione del piccolo trasforma l’adulto in un inventore di storie e di sogni. Entrambi danno senso al loro peregrinare definendosi “portatori di fuoco”. Quel fuoco può essere l’amore che li unisce ma anche l’inestinguibile aspirazione umana all’arte e alla bellezza. Susanna Battisti
Cormac McCarthy, La strada, vers.orig.2006, trad.dall’Inglese a cura di Martina Testa, pp.218, euro 16,80 Einaudi Torino, 2007 |
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