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Terrence Malik alla Festa del cinema di Roma |
L’incontro col pubblico di Terrence Malick, il grande regista de La rabbia giovane, I giorni del cielo(Palmares per la regia a Cannes nel ‘78 e Oscar alla fotografia) e La sottile linea rossa, ormai film cult, è piuttosto anomalo. Estremamente riservato, al punto che non si possono trovare fotografie sue, tanto è vero che nella notte degli Oscar del ‘99, quando apparvero le immagini per le nomination alla regia, giunti alla sua venne inquadrata una sedia da regista vuota con su scritto il suo nome. Non ama essere ripreso, non fa conferenze stampa, non concede interviste, non frequenta nè feste nè ricevimenti. E se questo non bastasse possiamo aggiungere che odia la televisione che considera diseducativa e vera e propria spazzatura. Mariangiola Castrovilli |
Terrence Malik |
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L’uomo definito da Michael Cimino “il più grande poeta della mia generazione”, l’uomo invisibile della settima arte, adesso sessantenne, aria bonaria e pochi capelli, si è presentato al pubblico che dopo una fila mostruosa, proprio da grande evento, lo ha atteso per 20 minuti infagottato in un cappottane over size. |
Terrence Mailk |
Irrefrenabile, lunghissimo è esploso allora l’applauso dell’incredula affollatissima sala Petrassi severamente avvertita in precedenza che chiunque avesse tirato fuori una macchina fotografica o un telefonino per fotografarlo sarebbe stato allontanato. Non sarebbe stato possibile inoltre fargli domande, riservate solo ai suoi angeli custodi, il giornalista Antonio Monda, artefice con Mario Sesti, direttore della sezione Extra, del lungo corteggiamento durato mesi per convincerlo ad accettare quest’invito alla Festa del Cinema di Roma. |
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Badlands, Martin Sheen |
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L’ ultima condizione posta dal maestro, è quella di non parlare del suo cinema ma solo di quello italiano che adora, in una conversazione da caminetto, come se si trattasse di un incontro tra amici in una casa privata. Pubblico dunque invisibile o…quasi. E per parlare del nostro cinema il grande Maestro ha scelto, seconda la prassi, spezzoni da 5 film tra i suoi preferiti. |
Badlands Kit e Holly |
Si spengono le luci e dietro le sue spalle cominciano a scorrere le immagini di Totò in Totò a colori di Steno e in I soliti ignoti di Monicelli. Perché Totò? “Perchè nel primo, mentre balla e canta travestito da Pinocchio, è pieno di vita, di allegria, e mi ricordava la comicità di Charlie Chaplin e Buster Keaton, mentre il secondo era l’unico film reperibile negli Stati Uniti e vedendolo ci parve subito un grandissimo comico”. |
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The thin red line |
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E della sua malinconia cosa ne pensa? “In effetti Totò ha un volto melanconico, proprio come quello di Keaton e ho sentito italiani dire che da bambini avevano paura del suo viso proprio per quell’espressione triste dietro cui sembrava celarsi un’ombra di morte”. |
Totò |
In Italia, pur essendo stato un grande attore lo rivalutarono solo dopo la morte… “Si, non riesco a capirlo, esattamente come Buster Keaton che ha avuto però un cammino diverso, molto conosciuto al tempo di mio padre, viene riconosciuto solo adesso in America”. |
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Buster Keaton |
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Con Scorsese , Coppola, Cimmino e De Palma parlavate di cinema europeo tra di voi? “Certamente, ricordo il nostro entusiasmo per questo cinema ed ad ogni nuovo film era una finestra che s’apriva sul mondo aprendoci nuovi orizzonti”. |
Martin Scorsese |
Della generazione degli anni 70, quali i film preferiti? “Ce ne sono stati tanti come ricordarli tutti? Ricordo invece che ogni uscita di qualcuno a cui tenevi era accolta con affetto fraterno, come fosse stato fatto da uno della famiglia”. |
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Days of Heaven |
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Lei è amico di Roberto Benigni, non crede che per parole e comicità sia un pò l’erede di Totò? “Si, ma anche di Chaplin e di Keaton, Roberto è un concentrato di amore, gioia e allegria, spruzzati a volte da una sottile malinconia”. |
Roberto Benigni |
Seconda clip scelta ad illustrare il suo cinema italiano, quella di Sedotta e abbandonata di Pietro Germi, nelle cui corde però non c’è molta comicità. |
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Sedotta e abbandonata |
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Cosa ama della commedia all’italiana di quel periodo? “Ammiro questi lavori, dove l’amore e l’onore della famiglia sono molto importanti. Man mano che questi valori cambiano però non è più possibile fare film così, perché sembrano appartenere ad un’altra epoca. Qui c’è un umorismo che non ti fa ridere forte, ma irradia una sensazione di calore che ti fa sentire allegro come un bambino, come se le cose fossero state rimesse nelle giuste prospettive, come uscire e dimenticare tutti i dolori del mondo. Era questo l’umorismo particolare di quelle commedie, molto diverso da quello di oggi che non ammira nulla e nessuno. Erano film ‘terapia’ che servivano come medicine. Per esempio il Mastroianni di Divorzio all’italiana illumina la scena”. |
Marcello Mastroianni |
Cos’è che rende un attore interessante per un regista? “La sua vitalità prorompente che esplode in scena. In queste commedie sono tutti così vitali, sembrano respirare la vita”. Amore ricambiato, soprattutto quando girò La sottile linea rossa dove tutti più grandi attori si misero in fila offrendosi per recitare alla paga sindacale. “Rimasi molto colpito dalla loro grande generosità”. |
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The thin red line |
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Lei non ama essere fotografato, ma ne La rabbia giovane ha recitato una piccola parte. “Fu necessario perchè dopo aver aspettato per ore un attore locale, mi infilai il suo costume per non perdere la giornata e feci la sua parte, dicendo che l’indomani però lui avrebbe ripreso il suo posto. Per tutta la scena non feci altro che ridere mentre Martin Scheen era invece terribilmente serio, ma fu decisamente contrario al fatto di riprendere l’attore assente che a pare suo non sarebbe stato all’altezza. Così ultimai quella particina rendendomi conto di cosa vuol dire fare l’attore”. |
Martin Sheen |
E’ la volta di Sceicco bianco di Fellini, perché? “Credo che questa scena che abbiamo visto, l’incontro dell’ingenua ragazzetta di provincia che sogna un mondo più grande e più bello con un Alberto Sordi seduttore che va sull’altalena, lo sceicco bianco appunto, sia la più famosa di questo film e soffriamo con lei perché già immaginiamo la sua delusione, mentre lui è quel tipo di imbroglione che non si può non amare”. |
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Sceicco bianco |
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Come trova Sordi? “Un grandissimo attore che come Totò ti travolge riportandoti all’infanzia”. |
Alberto Sordi |
Ecco poi la scena finale da Il posto di Ermanno Olmi, cosa le dice questa storia? “Inizialmente ho apprezzato questo film perché mi ha fatto riflettere su ciò che provavo da ragazzo, sul mondo che si rimpicciolisce intorno a te. L’attore è straordinario un ragazzo che pur intrappolato in un posto di lavoro kafkiano, mantiene una fiammella di speranza negli occhi che continuerà a bruciare. Un bel film in punta di piedi, leggero come ali di farfalla”. Mariangiola Castrovillli |
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Il posto | |