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Emilio Vedova

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Emilio Vedova un pittore
che ha segnato il ‘900

Dal 7 ottobre 2007 al 6 gennaio 2008, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, è l’antologica, con 140 opere, dedicata al maestro Emilio Vedova. Curata da Angelandreina Rorro e Alessandra Barbuto, ha un catalogo edito da Electa.
Emilia Dodi

Emilio Vedova,
Chi brucia un libro brucia un uomo
 

E’ dai tempi della mitica direttrice Palma Bucarelli che si pensa ad un’antologica dedicata a Emilio Vedova, ma già dal 2004, quando era ancora in vita, l’attuale direttrice Maria Vittoria Marini Clarelli, aveva concordato con il maestro, quest’esposizione. E’ un’antologica creata di concerto con la Berlinische Galerie di Berlino, dove si trasferirà in seguito e con la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova.



Si presenta particolarmente interessante prendendo in considerazione l’arte del maestro dal 1919 al 2006, di cui all’inizio mostra c’è l’ultima sua fatica Ciclo 2006 . Il percorso è cronologico e organizzato per sezioni, partendo dai dipinti di architettura, al S.Moise del 1937-38, opera figurativa e alla Natura morta del 1939. Dell’artista, sempre politicamente impegnato, ci sono i pastelli degli anni 45-46, tra i quali L’incendio del villaggio.

 

Dal 1946 al 1960, Vedova, già in aperto contrasto con il figurativo, crea le prime geometrie dove i segni e i colori, sono contenuti in spazi determinati, come Lo Stregone del 1948 e Campo di concentramento del 1950.

 


E’ dal 1951 al 1962 il rifiuto della geometria rigida per segni che, pur geometrici, si svolgono su spazi differenti, utili a Vedova per avvicinarsi alle successive opere come i “plurimi” realizzati in spazi ampi. In questa sezione è la grande tela Scontro di situazioni II del ’59. L’artista si è occupato anche di teatro e sono in mostra gli 8 bozzetti del Prometeo del 1984.

 

Del 1963 sono i plurimi e i rilievi. Questo è il momento nel quale la sua pittura cambia, come scritto da ArganNon sono nè pittura, né scultura ridotta all’oggetto, sono pittura strutturalmente nuova condotta su molti piani con molte eventualità di visione”. E’ anche il periodo berlinese, dove l’artista ospite a Berlino Ovest del Senato per le Scienze e le Arti, ha dipinto Absurdes Berlin Taghebuch che non è in mostra, mentre sono visibili Berliner Plurimo 64/65 e Omaggio a Dada Berlin. Sono pitture e collages su elementi mobili in legno, con cerniere in ferro, parti in ferro e graffiature. Quadri che s’infrangono raggiungendo una dimensione aperta e tridimensionale.

 


E’ documentato anche il ciclo degli arazzi.
Negli anni ‘77-78 è il momento dei plurimi binari, delle lacerazioni dove i pannelli bifrontali scorrono su binari e possono essere mossi. All’inizio anni ’80 c’è il ciclo dei Carnevali e dell’84-85 i teleri tra i quali Non dove del 1985. Molto spettacolari, nella Sala centrale, sono i 15 giganteschi cerchi, alcuni messi di taglio sul pavimento, altri sospesi, che coinvolgono particolarmente il visitatore.

 

Del 1993 è l’opera Chi brucia un libro brucia un uomo, che ha una struttura articolabile in ferro che cambia di dimensioni, muovendola. Emilio Vedova partecipò sempre alle correnti di rottura, fu primo nell’informale, ma anche primo nel rifiutarlo.

 


La sua linea guida di artista e uomo, fu quella del metodo e della temperanza. Il suo cruccio è sempre stato quello di domandarsi cosa dovesse fare un pittore in un mondo così complicato.

 

E’ una mostra veramente importante e ben allestita.
Emilia Dodi