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L'innesto

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L'innesto di Luigi Pirandello
al teatro India a Roma

Assai poco frequentato da attori e registi, L’innesto di Pirandello inaugura la stagione del Teatro India con la regia dinamica e ardita di Monica Conti. Ostico e scabroso, il dramma fa pensare ad una bomba ad orolegeria che non riesce ad esplodere. La trama intessuta di dialoghi fitti di sottintesi, ruota intorno allo stupro subito da una signora sposata senza figli, alla conseguente gravidanza di lei e al suo desiderio non soltanto di tenere il figlio ma anche di amarlo e di condividerne l’amore con il marito.
Susanna Battisti

 


La messinscena della  Conti persegue lo scopo  primario di dar forma al non detto e di rendere visibili i movimenti interiori e le contraddizioni dei personaggi. Compito davvero arduo perché il testo addensa in sé troppi nodi tematici irrisolti o addirittura nascosti da soluzioni d’intreccio a volte melodrammatiche.

 

Operazione tuttavia necessaria per la sorprendente attualità del tema. La notizia dell’incidente viene gridata fuori scena ancor prima che le luci rivelino d’improvviso uno spazio semivuoto dove accorrono le forze dell’ordine, un delegato e i parenti della vittima.

 

La violenza, che nel testo è riferita con discrezione, irrompe con forza sull’ avanscena, quando il corpo insanguinato di Laura viene trascinato sulle scale di casa. L’andirivieni degli attori, l’accavallarsi delle voci  evidenziano efficacemente la coralità di un dramma tuttavia intimo e personalissimo. Quello di Giorgio, diviso tra desiderio di vendetta e gelosia immotivata. Quello di Laura, che, oltraggiata e percossa, si vede negata la pietà dal marito. E, ancora, il dramma di una coppia che, grazie a un gesto brutale, riscopre una reciproca attrazione erotica. Questo impulso che nel testo viene suggerito soltanto nelle didascalie, è reso in modo fin troppo esplicito dai contorcimenti dei corpi degli attori e dall’entrata in scena di Laura in abiti discinti. L’immagine di dubbio gusto si raddoppia specularmente sul fondo della scena, anticipando l’ingresso nel secondo atto della contadina Zena, madre di un figlio bastardo avuto dal “signorino” Giorgio.
 
Il nodo tematico della scelta della maternità si riflette poi nella spiegazione del giardiniere del fenomeno dell’innesto “a occhi chiusi”. Come la pianta accoglie il tallo imposto dalla mano del contadino e lo assimila al suo desiderio di frutto, così anche la donna assimila e genera la vita che le è stato imposto di concepire, sentendo quel figlio non meno suo di un figlio voluto e legittimo. Che senso ha attaccarsi alla legittimità dell’origine della fecondazione? E’ questo il quesito alla base del dramma, che allora non poteva essere certo compreso ma che ora, nell’era della fecondazione assistita e dell’utero in affitto, costringe a trovare risposte.

 

La regia fa emergere la problematica in primo piano sfrondando liberamente i tre atti della piéce.
Il gioco suggestivo delle luci, il ritmo incalzante dell’azione scandito da un efficace orchestrazione dei movimenti degli attori contribuiscono a rinvigorire le sterili conversazioni drammatiche. Tuttavia l’accento troppo enfatico sui risvolti comici e melodrammatici della vicenda prende a volte il sopravvento, compromettendo l’organicità dello spettacolo. Peccato perché gli attori hanno tutti un’energia straordinaria e reggono la prova con prepotente fisicità e vivacità espressiva.
Susanna Battisti
L’Innesto di Luigi Pirandello
Regia di Monica Conti
Con : Maria Ariis, Francesco Coltella, Marianella Lazlo, Sonia Bonacina, Oreste Valente, , Luigi Mezzanotte, Nicola Stravalaci,  Sergio Maschera, Aurora Falcone.
L’ART, Teatro Giocosa d’Ivrea Al Teatro India fino al 12 ottobre