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Visum incontra Alessandro D'Alatri

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Visum incontra
Alessandro D’Alatri

È un uomo poliedrico che ama le sfide, soprattutto per affrontarle e vincerle. Attore, sceneggiatore e pluripremiato regista cinematografico, teatrale, e di spot Alessandro D’Alatri è un po’ come il re Mida, qualsiasi lavoro tocchi ha la capacità di trasformarlo in successo. Cominciando nel ‘91 con il David di Donatello e il Ciak d’oro per il suo film d’esordio Americano rosso, il riconoscimento a Cannes nella Quinzaine des réalisateurs per Senza pelle, l’award per la miglior regia a Miami Forte Lauderdale nel 2002 per Casomai che valse anche una nomionation a Stefania Rocca come migliore attrice ai Nastri d’argento. Visum l'ha incontrato.
Mariangiola Castrovilli

 

E tanti tanti spot, più di cento, con cui nel 2000 vinse il Leone d’argento a Cannes al festival della pubblicità per quello sulla posta prioritaria, e si sussurra che anche Alice che sta girando con Diego Abbatantuono ed Elena Sofia Ricci sia in odore di premio. D’Alatri infatti riesce a tirar fuori da Abbatantuono mentre abbraccia la figlia un sorriso tra il sorpreso, l’estatico ed il disarmante che regalano a Diego un’umanità mai vista prima.

Alessandro D'Alatri e Maria Rosaria Omaggio

In questo momento è in scena al Quirino di Roma fino al 14 ottobre con “Diatriba d’amore contro un uomo seduto” un lavoro inedito di Gabriel Garcia Marquez,  talmente bello e coinvolgente da toglier vi il cuore.

 

Sul palcoscenico una Maria Rosaria Omaggio che nel giorno delle nozze d’argento rovescia contro un marito assente, ingombrante presenza seduto in poltrona di spalle e immerso in un lettura di comodo, tutte le amarezze, il dolore e la disillusione di 25 anni di dedizione ed amore illimitato barattati con l’insoddisfacente status di una vita ‘borghese’, una trappola dove ‘niente somiglia tanto all’inferno come un matrimonio felice’ .

Maria Rosaria Omaggio

Un lavoro che parla al cuore di ogni donna ed in cui ogni donna, per un motivo o per l’altro si riconosce, con le bugie, i tradimenti quotidiani ed il supremo affronto di avere come dice la protagonista Graciela “un’amante più brutta della moglie”.

Maria Rosaria Omaggio

D’Alatri alla sua seconda prova teatrale dopo Il sorriso di Dafne di Vittorio Franceschi anche questo un lavoro inedito che nel 2005 le valse il Premio Eti e che dal 9 ottobre sarà in scena al Teatro dell’Elfo a Milano, allora è proprio un grande amore….
Certo, quando entro in un teatro ne riconosco l’odore, visto che ho cominciato a recitare ad otto anni ne Il giardino dei ciliegi con Visconti e l’anno dopo a Milano al Piccolo Teatro con Strelher ne Le baruffe chiozzotte”.

Maria Rosaria Omaggio

Come è arrivato a Marquez?
Ho avuto il piacere di conoscerlo a Cuba con Fidel Castro durante il Festival latino americano. Grande amante del cinema Gabo, che ha frequentato il Centro Sperimentale di cinematografia qui a Roma negli anni 50/ 60, mi fece subito  la proposta di insegnare alla sua scuola de cine di Sanantonio de los banos. Ma il copione, allora solo un dattiloscritto – spiega ai nostri microfoni il regista - me lo diede un’entusiasta Maria Rosaria Omaggio, chiedendomi se ne volevo fare la regia. Leggerlo ed innamorarmene è stato un tutt’uno. Mi chiedevo stupito come facesse a conoscere così perfettamente i meccanismi dell’animo femminile – sottolinea D'Alatri - tratteggiando allo stesso tempo un ritratto di noi uomini terribilmente superficiali e disattenti”.

Alessandro D'Alatri
e Maria Rosaria Omaggio

Difficile, faticoso e oltremodo stressante per la Omaggio reggere sempre al diapason un monologo così pieno di contenuti ….
Maria Rosaria è una macchina da guerra, e man mano che andavamo avanti con le prove, vedevo la sua ferrea determinazione nel voler rendere Graciela vera e reale, così abbiamo cominciato a lavorare su certe dinamiche femminili. Quando una donna rimane vicina ad un uomo che non c’è nella sua vita, lo fa solo per un sublime atto d’amore, animata da uno spirito di sacrificio di donarsi totalmente”.

Maria Rosaria Omaggio

Erano tutti miei figli diceva Arthur Miller, per cui diventa scontato chiederle cosa preferisce tra cinema e teatro….
Devo dirle allora che frequento più i teatri che i cinema anche perché a teatro si gioca senza rete. Adoro lavorare con gli attori, a teatro infatti sei solo con loro per 45 giorni, mentre sul set cinematografico non hai tempo di provare, perché il cinema impone tempi ferrei. Molti degli attori dei miei film li ho trovati in teatro. E poi il cinema ti costringe ad un realismo esasperante mentre il teatro è evocazione della realtà. Quando a teatro – conclude - vedo una scena perfetta, tutta leccata, mi viene voglia di uscire. È la scenografia, la luce, una musica o gli attori che devono suggerire emozioni e sensazioni”. Cinema, spot, teatro, tre diversi modi diversi di fare spettacolo…
Sono versatile e mi adatto di volta in volta a quel linguaggio. Mi piacerebbe cimentarmi con la televisione, ma finora le cose non sono andate per il verso giusto. Sarebbe una bella scommessa, anche perché io sono per una Tv di qualità, mentre i pour parler finora intrattenuti, erano tutto il contrario….”.
Mariangiola Castrovilli