Alla vigilia del suo prossimo debutto, Visum ha incontrato il regista Francesco Branchetti, alle prese con gli ultimi dettagli de L’Osso d’Oca – Ultimi giorni di Puccini a Bruxelles. Dopo essere stato presentato l’estate scorsa in prima assoluta al Festival Teatrale di Borgio Verezzi, il testo di Giuseppe Manfridi sugli ultimi giorni di vita di Giacomo Puccini sarà in scena al Teatro della Cometa di Roma dal 6 al 28 ottobre. Gloria Bondi
Giacomo Puccini
Un mostro sacro e un giovane giornalista. Un uomo “difficile”, irruento e sanguigno e un suo incredulo ammiratore. Ad unirli, la passione per la musica e un soggiorno forzato in una clinica di Bruxelles. Corre l’anno 1924.
Giacomo Puccini
“La storia raccontata in L’osso d’Oca – spiega il regista Francesco Branchetti – è assolutamente vera. Manfridi ha lavorato su un incontro realmente accaduto per mostrarci come, confinati in un limbo indefinito, i due protagonisti riescano ad esprimersi in modo assolutamente inedito e inatteso. Da una parte abbiamo Nino Salvaneschi, giovane giornalista divenuto cieco, cantante per diletto e assiduo lettore delle cronache musicali dell’epoca. Dall’altra abbiamo il suo mito di sempre, Giacomo Puccini, che trascorre i suoi ultimi giorni di vita appena qualche stanza più in là.
E’ il giovane, intimidito, che lo va a cercare. E da questo strano incontro nasce a sorpresa una intimità inattesa che darà luogo anche a momenti di grande tenerezza e di esilarante comicità”. Come quando, per gioco, Puccini convince Salvaneschi che l’arcigna Mutter Sonia sia una maitresse e che loro non si trovano in un ospedale, ma in una strana casa d’appuntamenti.
Il maestro, grandioso e immaginifico, racconta di tutto e il giovane un po’ ci crede e un pò no…“Ma questo testo – sottolinea Branchetti – ci restituisce soprattutto un ritratto di Puccini pieno di umanità: ironico, amaro, divertente, disincantato, straziante e straziato. Ripercorriamo la genesi delle sue opere, la nascita dei suoi grandi personaggi che lui considerava quasi creature vive, i dilemmi artistici, i rapporti con gli altri grandi del tempo, le bagarre furibonde, i ricordi della sua terra a cui era molto legato, la sua dirompente 'toscanità'”.
Questa piéce rinnova il sodalizio fra il regista e l’autore Giuseppe Manfridi, di cui Branchetti ha portato in scena diverse altre opere, ma dà anche espressione al grande amore del regista per la lirica. “In questa regia – spiega Branchetti – c’è anche tutta la mia passione per l’opera. Un amore tanto grande che vorrei un giorno cimentarmi anche con una regia lirica. L’opera è un mondo straordinario e credo che l’Italia, in particolare abbia il dovere di salvaguardare la lirica, molto più di quanto faccia. Puccini, poi, era un personaggio veramente strepitoso, del quale ho letto moltissimo, per prepararmi a questa regia”.
Giacomo Puccini
In scena tre interpreti d’eccezione: Pino Micol nei panni di Puccini, Bruno Maccallini in quelli di Salvaneschi e Paola Gatti nel ruolo di Mutter Sonia. Le musiche originali sono di Antonio Di Pofi, mentre lo stesso Puccini, in scena, farà ascoltare alcuni dischi con le sue opere. Appuntamento per la prima il 6 ottobre al Teatro della Cometa. Gloria Bondi