Ascoltarlo nella Muster Class con il suo accento perfetto e molto stilcopyright, gli occhi che s’illuminano di gioia quando parla del suo argomento preferito, ovviamente il cinema con una passione che traspare da tutto il suo essere, è veramente un piacere. Stiamo parlando del raffinato regista inglese Terence Davies, una delle voci più importanti della cinematografia britannica, premiato qui alla 53° edizione del Tao Film Festcon il riconoscimento più prestigioso, il Taormina Art Award, il famoso orologio della Harry Winston degno delle Mille e una notte. Mariagiola Castrovilli
Terence Davies
Uno dei temi principali di questa lezione verte sul suo bellissimo La casa della gioia, tratto dal romanzo di Edith Wharton. “E’ stato detto che la Casa della gioia rompe tutte le regole del cinema - esordisce Davies, accalorandosi - non è vero è solo un film centrato sull’esclusione di un individuo all’interno di una società, in questo caso la ricca borghesia. Ma non fraintendetemi, qui non parlo nemmeno della ricchezza ma dei suoi vizi.
Terence Davies
So perfettamente cosa significhi sentirsi esclusi perchcopyright io stesso, essendo gay, sono un outsider vissuto a lungo in un paese in cui l’omosessualità era un reato”.
Terence Davies
Come si ritiene, trasgressivo o….? “Personalmente ho ritegno ad infrangere gli schemi, credo che mi venga dal retaggio religioso dell’essere cresciuto in una famiglia cattolica. Ed è per questo che mi sento molto vicino a chi è vittima delle regole sociali, come Lily, la protagonista de La casa della gioia, perchcopyright so perfettamente cosa significhi essere emarginati”.
Terence Davies
Ma Davies non ha solo sentimenti di empatia verso i suoi personaggi, è anche un uomo divorato dalla passione, come dimostra urlando, molto poco english stile, passion, passion, passion o capace di commuoversi fino alle lacrime parlando delle splendide sinfonie di Bruckner che vedevano in orchestra molta più gente che non in sala, o mentre recita, sospirando, frammenti di Jane Eyre.
Terence Davies
Per lui è emozionante anche decidere dove piazzare la macchina da presa, in maniera quasi maniacale, capace infatti di lunghe discussione con l’operatore per spostarla di un solo centimetro, ma anche lui, un po’ come tutti i registi che abbiamo intervistato, da Tornatore a Matt Dillon, segue il suo istinto, di cui si fida cecamente.
Divertente la sua notazione su come cominciò ad amare il cinema.“ Avevo sette anni - ricorda - quando mi portarono a vedere Singing in the rain . Rimasi folgorato al punto che contai nove diverse inquadrature per una scena. Nacque così il mio amore oltre che per il cinema, anche per il musical. E la prima volta che andai in America rimasi deluso nel vedere che non cantavano e ballavano per la strada, saranno timidi, pensai. Quello che mi disturba dell’America però è il loro orribile accento e il sistema sanitario, ah dimenticavo, anche la loro mania di essere sempre i primi della classe”.
Terence Davies con gli attori Laura Linney e Eric Stoltz
Rendendosi conto di essere stato un po’ categorico, aggiunge mitigando il tono :“si però appena scesi dall’aereo, in macchina per Manhattan, wow che città!!!” Terence Davies va a cinema? “Si, ma quando vedo i film degli altri, li trovo sempre migliori dei miei, per cui dopo è difficile recuperare l’autostima…. Sono celibe ed il lavoro per me è tutto. Quando non lavoro sono una non persona”.
Terence Davies
Ok, il cinema è la sua vita, un innamoramento ricambiato? “Gli ultimi anni sono stati difficili ed hanno eroso la mia sicurezza. Sto diventando vecchio ed avrei abbandonato tutto se non fosse stato per i miei amici, sarei senz’altro morto spiritualmente. Ora scrivo poesie e questo mi aiuta a restare sano mentalmente”. Mariangiola Castrovilli