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2007; Giuseppe
Tornatore a Taormina; Ignotus a Taormina; Le regole del gioco a
Taormina; Andrè
Techinè a Taormina
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Matt Dillon a Taormina |
Un aspetto assonnato distribuito sul suo metro e ottantatre che evidenzia una
silhouette invidiabile messa in risalto da pantaloni a grossi quadri grigi e
rosa, t shirt grigia scura e calze e scarpe nere pesanti. Ma se l’aspetto è di
uno che è appena sceso dal letto, la mente lavora al massimo mentre cerca di
intuire quello che gli viene chiesto in italiano. Stiamo parlando di
Matt Dillon, titolare oggi della Muster Class qui al 53° Tao Film Fest
affollata fino
all’inverosimile da ragazzi e ragazze che hanno addirittura occupato le prime
file di solito riservate ai giornalisti, per bersagliarlo con flash di
telefonini e macchine fotografiche. Mariangiola
Castrovilli |
Matt Dillon |
Icona degli anni ’80, chi non ricorda infatti I ragazzi della 56° strada,
Rusty il selvaggio, Flamingo kid, Target-scuola omicidi, Drugstore cowboy e
Crash, premiato con l’Oscar l’anno scorso per il miglior film, nel 2002
si cimenta con la regia di City of ghost di cui è anche uno degli
interpreti principali. |
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City of ghosts |
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Dillon a 5 anni anni di distanza, come vede la Cambogia del suo
film? “Più o meno come la vedevo allora, e parliamo del ‘93, al
tempo di una mia vacanza allungata a Phnom Penh . Sapevo pochissimo di questo
bellissimo paese pieno di conflitti - ricorda pensoso Dillon - appena arrivato
però, la testa divenne piena d’idee. |
Crash |
Alcune le scrissi, altre le lasciai andare. Ad incantarmi fu appunto
l’unicità della bellezza del paesaggio. Phnom Phen era praticamente distrutta,
ma molte cose si erano salvate, come per esempio il Palazzo Reale e le pagode
lungo il fiume Mekong. Ma che differenza con Bangkok! Qui si respirava
un’impalpabile senso del pericolo. Incontrai anche molti stranieri interessanti,
che magari avevano aperto un bar, con la sensazione che non sarebbero mai più
tornati indietro. |
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Matt Dillon |
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Un anno più tardi – continua Dillon - lessi un articolo sull’Herald
Tribune che dipingeva la Cambogia come il paradiso dei criminali incalliti, che
prosperavano alla grande senza timore di essere estradati. Attaccai il ritaglio
su di una lampada in ufficio e dopo un anno, guardalo oggi, ripensaci domani,
l’idea del film prese corpo”. |
Matt Dillon in "City of Ghosts"
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E l’esperienza registica? “Interessante, nel doppio
ruolo di attore e regista dovevo dare il meglio di me. Ma non si trattava solo
di un doppio ruolo, c’erano troppe cose che dovevo controllare per cui presi un
coach per aiutarmi. |
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Matt Dillon in "Factotum"
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Quando non sapevo come risolvere qualcosa prendevo il mio tempo,
privilegiando il ruolo dell’attore. Solo dopo aver valutato attentamente tutte
le possibilità, decidevo da regista. Certo, a volte le mie decisioni non ci
trovavano tutti d’accordo, ma ho sempre dato ascolto alla mia vocina interiore e
devo riconoscere che il mio istinto ha avuto ragione”. |
Factotum |
Attore icona degli anni ’80 dicevamo, ma poi è rimasto incastrato in
personaggi ripetitivi…. “Era una risposta alla domanda di
mercato. Poi però ho esplorato nuovi orizzonti, ma ogni film che ho girato, come
ogni personaggio interpretato, mi ha sempre lasciato qualcosa di
positivo”. |
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Matt Dillon |
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Sean Penn ha detto che ultimamente ‘fare l’attore è diventato sempre
più difficile’, è d’accordo? “Non lo so. Tutto dipende dal ruolo
e dal film, certo fare il regista è molto più creativo ma meno soddisfacente a
livello finanziario. Però fare l’attore è un dono, un privilegio. Si va da una
vita all’altra passando per diversi personaggi e ruoli. Per esempio una volta –
spiega Dillon - ho interpretato uno schizofrenico senza tetto, una sfida enorme
per cui ho dovuto documentarmi. Guardarsi intorno, senza fissarsi sul proprio
ombelico, aiuta a capire che i nostri problemi in confronto a quelli seri del
mondo, non sono poi così gravi. E’ bello esplorare mondi nuovi senza
doverci però restare”. Mariangiola Castrovilli |
Matt Dillon | |