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Il Lavoro che cambia |
Nell’ambito della celebrazione delle Radici della Nazione, il 31 maggio 2007 il Presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, e il Ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli, hanno inaugurato l’interessante esposizione nella Gipsoteca del Vittoriano Il Lavoro che cambia: i mestieri fra identità e futuro: Resterà aperta gratuitamente fino al 14 ottobre 2007. Catalogo Cangemi editore. Emilia Dodi |
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La mostra che si avvale di un prestigioso Comitato scientifico, parte dalle fonti della storia della nostra Nazione che attraverso documenti, arti visive, incisioni, dipinti e foto, racconta una storia che avrà la conclusione nel 2011 anniversario dei 150°anni dell’Italia unita. |
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La mostra, che si divide in 10 sezioni, presenta opere di grande valore, unitamente a manufatti, che mostrano i vari oggetti impiegati per il lavoro. Per le opere prettamente artistiche si parte da due straordinari disegni a penna di Leonardo del 1489, prestati dalla Biblioteca reale di Torino. |
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Di Antonio Baratti ci sono 8 acqueforti mentre del Piranesi quattro interessanti pezzi delle Antichità romane. Interessanti gli importanti statuti delle varie compagnie del lavoro, come lo Statuto dell’arte laniera dell’Aquila del 1544 o il Codice corallino di Torre del Greco e in teca, le mattonelle pavimentali della Manifattura di Pesaro del 1500. Del Valadier, il disegno per gli studi di vasi della fine del 1700. |
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Per la pittura , la bella tela di Telemaco Signorini, Le tessitrici e di Renato Guttuso del 1966 Il pittore di carretti, nonchcopyright il bassorilievo in maiolica, I minatori di Leoncillo del 1953 e le piccole opere dell’ignoto pittore del ‘700 veneto raffiguranti i mestieri veneziani, posizionate nella prima sala. |
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Bellissima l’acquaforte di Boccioni del 1908 Periferia e l’olio di Achille Tominetti del 1899 Aratura a Miezzina, tre opere di Sironi e di Felice Casorati La colata del 1943. Di Cambellotti ci sono i disegni a china del 1924, la maiolica del 1920 e il carboncino su carta del 1936. |
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Una serie di bellissime foto raffigurano i lavori con i loro esecutori. E ancora di Corrado Cagli l’opera Il Vasaio, di Antonio Corpora I lavoratori del mare, di Mino Maccari Scuola di pittura, di Migneco Contadino che zappa e i Vangatori di Fausto Pirandello. |
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La mostra arriva fino al telelavoro che Ferrarotti così identifica: “ con il telelavoro si torna, paradossalmente, all’ottocentesco lavoro a domicilio, certamente a un livello tecnico raffinato, ma ancora socialmente alienante……………”. |
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Una mostra interessante che dà conto dell’evoluzione del lavoro nella nostra nazione, importante per tutti noi. Emilia Dodi |
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