L’eclettico artista Elio Marchegiani, dopo il successo ottenuto a Milano, è ora in mostra al Convento del Carmine di Marsala fino al 24 giugno 2007, con 80 pezzi, che vanno dal 1957 al 2007. La mostra è curata da Sergio Troisi con catalogo Carte Segrete. Anna Camia
Elio Marchegiani, C'è ancora chi ride
Va innanzitutto segnalato che Elio Marchigiani, in occasione di questa mostra, ha donato 20 opere della sua collezione privata, alla città di Marsala, importante donazione che va ad arricchire la pinacoteca.
Elio Marchegiani, Materico
L’artista, dalla natia Sicilia, ha vissuto a Livorno, Roma, Milano, Bologna e infine Urbino del quale è stato direttore dell’Accademia di Belle Arti.Artista versatile, ha sempre seguito una linea di ricerca autonoma, dove il suo linguaggio serviva ad esprimere, di volta in volta, il suo stato d’animo.Così le sue opere degli anni ’50 sono di “rottura col convenzionale”, soprattutto dal punto di vista materico e non solo, molto prossime all’informale. Di questo primo periodo sono i pezzi che maggiormente mettono in luce la grafia del segno.Negli anni ’60, periodo del Nouveau rcopyrightalisme francese, del NewDada e della Pop Art americana, l’artista tende ad esprimersi con opere a fondo oro e argento. E’ il momento nel quale si volge al concettuale, elaborando tecnicamente un coinvolgimento diretto di coloro che guardano l’opera, come nell’Occhio di Dio del 1964, dove un faro automobilistico, inserito in una struttura triangolare, si accende all’avvicinarsi del visitatore, mentre nell’opera Omaggio aLucio Fontana, il taglio si chiude con una cerniera lampo che, all’aprirsi, emana una luce rossa.
Elio Marchegiani, Il battente
La luce diviene la cifra stilistica di Marchegiani a metà degli anni ’60. Per citare solo un pezzo si può parlare di Minerva facente parte della collezione GNAM (Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), dove un manichino inserito in una teca semitrasparente, muta la sua immagine al mutare degli effetti luminosi. Non va dimenticato la grande e intelligente apertura verso il contemporaneo esercitata dalla mitica sovrintendente della GNAM,Palma Bucarelli.Nel 1967 l’artista, vincendo il premio alla Biennale di San Marino con un pezzo fortemente innovativo, ebbe una interessante critica di Giulio Carlo Argan.
Elio Marchegiani, Grammature di colore
Nel 1970 Marchegiani si unisce al Gruppo 70, dove la tecnologia è il precipuo interesse dei partecipanti.Nel 1969 l’artista presenta a Milano l’opera 9000 Mosche vive dove intrappola gli insetti in un numero infinito di bicchieri. Questo è l’inizio del periodo delle rappresentazioni di forte impatto sociale. Nel 1973 esegue le Grammature di colore, che divengono una sua personale cifra stilistica, realizzate su intonaco o lavagna , con una sequenza di aste verticali, replicabili in milioni di composizioni numeriche.
Elio Marchegiani, Schiavo Bianco
Qui in mostra ce ne sono otto, di cui cinque a intonaco su tela, che vanno dal 1973 al 1988.E’ anche il periodo delle opere su supporto di pelle. Del 1980 ci sono due opere Pelle e Specchio di pelle. Agli inizi anni ’80, con Le Sinopie, l’artista sente il bisogno del ritorno alla pittura, con tecniche però molto personali. Nel 1988-89, Marchegiani indaga i codici della Storia dell’Arte e come possano ora essere recepiti. Di questo periodo sono i pezzi dedicati alla fisionomia di Picasso e Duchamp. Negli ultimi anni, il lavoro di assemblaggio di oggetti vari sempre ricercati con cura, come: dentature di squali, farfalle imbalsamate, scarabei, maschere antigas, diventano per l’artista, strumenti di critica al potere e verso le espressioni dello stesso. Anna Camia