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L'Arte Animalista nel '900 italiano

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L‘Arte Animalista
nel ‘900 italiano

Il Museo del Corso a Roma, ha ospiato una mostra di arte animalista con pitture e sculture di artisti che hanno amato gli animali, pur amando la caccia, cosa che non è certo dicotomica. In esposizione tra pitture e sculture circa 130 pezzi. Curata da Ugo Massimo Cacciapuoti, Simonella Condemi e Giuliano Incerpi, ha un catalogo edizioni Olimpia.
Emilia Dodi

 

Il titolo dell’esposizione Pittori e scultori alla corte di Diana, non è riferito soltanto alla Dea cacciatrice, ma all’Associazione Diana Century e all’Editoriale Olimpia che edita la rivista di caccia Diana, che ha compiuto cent’anni nel 2006.

 

Soprattutto è stata una mostra dedicata a due artisti: Roberto Lemmi, illustratore e pittore e Guido Cacciapuoti, scultore e ceramista, che hanno dedicato la loro opera al filone animalier. Sono due personaggi che, con rigore verista, hanno raffigurato il genere, con pezzi dove gli animali sono evidenziati nei loro atteggiamenti precipui.

 

L’arte animalista è importante se si pensa che era già praticata nel 1400 da Paolo Uccello con l’opera La Caccia, per finire con Courbet e l’opera La morte del cervo, così come evidenziato dal Prof. Paolucci.

 

Roberto Lemmi (1901-1971) straordinario illustratore, naturalista e cultore dell’arte venatoria, dopo gli studi all’Accademia d’Arte di Firenze, negli anni ’20, si era dedicato ad illustrare libri per importanti case editrici fiorentine, fino a creare poi la prima copertina per la rivista Diana, a quel tempo edita da Vallecchi, posto che occupò fino alla morte.

 

Tra le tante opere che si vorrebbe citare, ci sono Due beccacce del 1960, le Teste di setter, Pointer in ferma, Sassello in pastura e Camoscio del 1964. Di quest’artista sono stati esposti ben 63 pezzi, tra tempere, oli e disegni, realizzati con gli straordinari colori che sono quelli degli animali raffigurati.

 

Opere che si guardavano con piacere, che ha dato un senso di serenità, che hanno fatto capire l’amore per la campagna e la caccia, senza rappresentare una dicotomia, in quanto l’arte venatoria, se praticata con regole, è anche utile. Tutti pezzi provenienti da collezione privata.

 

Guido Cacciapuoti, epigono di una famiglia di ceramisti di origine napoletana, si fece notare nel 1915, quando ebbe una sala nella mostra organizzata da Arturo Martini a Treviso, sala tutta dedicata a sculture di animali: Qui in mostra ci sono 25 pezzi tra bronzi, gres, terraglie policrome e terrecotte. Molto belli, Volpe, Levriere russo, Aquila e Falco. Straordinariamente simpatici in terraglia policroma, Scottish terrier in piedi e Sealhyam Terrier melanconico.

 

Di scultori cinofili, c'erano interessanti pezzi di : Ernesto Coppaloni, Vladimiro Motta, Giuseppe Solaro e Giulio Colombo.Tra le opere pittoriche, prestata da Firenze che è stata la prima tappa di quest’esposizione, era in esposizione la grande tela di Filippo Palizzi, Famiglia reale di Napoli a caccia. Altri artisti del genere animalier, in mostra, sono  stati: H.Corrodi, G.Falchetti, Eugenio Cecconi, G.Lucchesi e Elena Falco Marisaldi, e altri.
Una saletta è stata dedicata a Luigi e Mario Norfini.
Una mostra interessante e piacevole da visitare.
Emilia Dodi