Al Teatro dell’Orologio di Roma la regista Ilaria Testoni si cimenta con un pilastro della letteratura romantica: “Le affinità elettive” di Johann Wolfgang Goethe, da lei stessa adattato per il teatro. In scena Marco Blanchi, Claudia Mei Pastorelli, Marco Paparella e Cristina Giannattasio. Fino al 17 giugno. Gloria Bondi
Scriveva Goethe: “Ci sono cose che il destino persegue con ostinazione. E’ inutile che la ragione e la virtù cerchino di sbarrargli il cammino, bisogna che accada ciò che per lui è giusto e che a noi non sembra giusto; e possiamo comportarci come vogliamo, alla fine è lui che vince”.
Ed è proprio al destino che le vite dei quattro protagonisti del suo romanzo-capolavoro sembrano essere affidate nel momento in cui l’equilibrio goduto per anni si incrina e poi si disintegra, in un misto di incoscienza e premonizione.
Ilaria Testoni adatta per la scena “Le affinità elettive”, uno fra i testi simbolo della letteratura romantica, e lo fa tornando al Teatro dell’Orologiodove ha già messo in scena, negli anni passati, la sua trasposizione di veri e propri capisaldi letterari quali “Il gioco delle perle di vetro” di Hesse, “Dracula” di Bram Stocker e “Novembre” di Flaubert.
“Le affinità elettive” non è certo un testo semplice da adattare per il teatro, perchcopyright fondato su sottilissimi giochi psicologici espressi attraverso un linguaggio molto letterario e ricercato. La prova della Testoni, tuttavia, regala una picopyrightce gradevole ed elegante, che certo verrà apprezzata dai cultori della cultura romantica.In scena quattro bravi interpreti, Marco Blanchi, Claudia Mei Pastorelli, Marco Paparella e Cristina Giannattasio, danno vita a quel doloroso quadrilatero amoroso nel quale una coppia felice, Edoardo e Carlotta, viene disgregata dall’arrivo di due elementi esterni: un vecchio amico di lui, il Capitano, e la nipote di lei, la giovane Ottilia.
Come quattro magneti, colti da una improvvisa e imprevedibile attrazione reciproca, i protagonisti si trovano alle prese con una passione alla quale non sanno resistere e in nome della quale mettono in gioco tutto l’ordine faticosamente costruito, l’armonia e l’equilibrio, “senza che si possa dire chi per primo ha lasciato l’altro, chi per primo si è unito all’altro”.Buona la regia, belle e di essenziale eleganza le scene di Bruno Vitale. Fino al 17 giugno. Gloria Bondi