Renato Guttuso 1956: “Una personalità nuova entra con Anna Salvatore nello schieramento del realismo italiano…Alcune di queste teste dai capelli sciolti in fili al vento fanno pensare per la fermezza e l’espressività a Migliaro, a Gemito; una pittura profondamente popolare e italiana che si riallaccia alle migliori tradizioni meridionali…un disegno nitido e deciso, inteso a determinare inequivocabilmente spazio e luce di una figura…”
Anna Salvatore
Roma, 1923 - 1978
Anna Salvatore nata a Roma (1923 - 1978) Pittrice e scultrice. Allieva di Galileo Chini e Felice Carena, ha studiato a Firenze, frequentando poi l'Accademia di Belle Arti di Roma. Alla metà degli anni quaranta, nel clima socialmente impegnato del dopoguerra, l'artista lega le sue opere al filone neorealista, con quadri che ritraggono le periferie e la gioventù di questo periodo pervasa da grande vitalità. E' in quegl'anni che si evidenzia la sua attenzione per la figura femminile con forme opulente e sensuali. Negli anni cinquanta frequenta vari circoli intellettuali romani. conoscendo e frequentando Ungaretti, Pasolini, Moravia, La Morante, elle scrivono di lei. E' verso la fine degli anni Settanta che ai quadri di stampo realistico affianca tematiche dell'eros. Morta improvvisamente nel '78, aveva in preparazione una mostra di scultura, realizzata postuma nel '79, dal titolo "Omaggio a Anna Salvatore" presentata da Pericie Fazzini, per la quale aveva realizzato tornite figure di donna, di visi decisi, di corpi sensuali, nonchcopyright alcuni angeli dal corpo femminile. Nel 1988, decennale della morte, è stata ricordata cori una personale dal titolo "Eros e Tanatos". Aveva realizzato anche dei costumi e delle scenografie teatrali ed operistiche come "La bugiarda" e "Cavalleriarusticana".
Titolo :
Venditrice d'insalata
Anno :
1952
Tecnica :
olio su tela
Dimensioni :
70 x 80
Descrizione :
La vitalità della giovane è urlata con baldanza, ad indicare una prepotente voglia d'affermazione. Non è difficile immaginare una cornucopia al posto dell'insalata.
Il tratto nero caratteristico va sfumandosi, resta la rara forza espressiva del disegno nitido e deciso, i suoi capelli come fili al vento. I colori intensi che fanno trasparire l'aria meditabonda del personaggio ritratto.
In questa opera la sapienza del disegno che domina, ma non sovrasta la narrazione poetica, parla del dialogo che ciascuno di noi ha con i propri sogni, con il proprio inconscio. I colori su fondo scuro mettono in risalto sia il rosso dell'abito, che il bianco che rappresenta il sogno.
In questo quadro il disegno risulta preponderante. I capelli sono fili leggeri e aerei, gli occhi grandi. La tela non è interamente dipinta dando un effetto di disegno su tela colorato. I colori sono vivacissimi, ma non dirompenti. Un tipo di pittura diversa di non ristretto periodo.
Raffigurante danze in una balera di periferia. Eseguito a spatola, in un periodo in cui l'artista pone l'accento sulle figure sfumate e non delineate dal tratto nero, caratteristico della pittura del periodo degli anni '40-50, ripreso poi negli anni '70.
Qui i colori si scuriscono, assumendo i toni del bleu, illuminati solamente da un rosso scuro delineante in lontananza i contorni della città. E' una diversa chiave interpretativa rispetto agli amanti di periferia, che si contraddistinguevano per una cromaticità molto accesa e forse per un'atmosfera più gaia e spensierata.
Una stupenda crocifissione con un Cristo dal viso sofferto, dagli occhi cerchiati e melanconici, dal viso scavato, tratti che fanno presagire la tragica fine. Una pittura scurita, quasi plumbea, un Cristo dal volto mediterraneo, così come di spalle la figura della Maddalena, con i suoi capelli finissimi e fluttuanti. Un Cristo vero, non ideologizzato, non prigioniero della tradizionale iconografia, sofferente, umano, quindi più vicino a noi.