La Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia che possiede una delle più importanti collezioni del mondo di maioliche rinascimentali, dal 3 ottobre 2007 al 6 gennaio 2008 in Palazzo Baldeschi, mostrerà al pubblico, a ingresso libero, la raccolta. L’esposizione è a cura di Timoty Wilson e Paola Elisa Sani. Emilia Dodi
Versatoio farmaceutico dell'Ospedale di Santa Maria della Misericordia di Perugia" (Perugia? - 1565)
La maiolica rinascimentale ha avuto il suo massimo fulgore nel 1500, quando fu assimilabile alla pittura, dopo che nel 1400 quest’arte, praticata nel centro della penisola, aveva realizzato manufatti di alto livello, soprattutto albarelli.
Piatto, Lucia B. Faenza, 1500 – 1525 ca.
Furono centri di produzione nel primo cinquecento: Faenza, Montelupo, Deruta, e Castelli con manufatti anche di grande pregio, ma da Faenza sembrano essere partiti i grandi maestri che hanno diffuso l’arte dell’istoriato a Urbino, Gubbio e in altre sedi. L’istoriato fu il passaggio dai motivi lineari e coloristici al gusto narrativo, dove espressioni tipicamente religiose si alternavano all’interesse per le narrazioni di tipo umanistico, frutto del pensiero neoplatonico dei committenti.
Coppas u basso piede, Venere e Cupido. Bottega di Maestro Giorgio Andreoli, Gubbio, 1520 – 1525 ca.
Naturalmente anche le opere dei grandi artisti come Pinturicchio, Perugino e Raffaello ebbero molta influenza sui pittori di questi manufatti, in particolare a Deruta. Ma la paternità dello stile istoriato che tutti i testi fanno risalire a Faenza, sembra ora poter essere assunta da Urbino, in quanto le ceramiche di questa collezione, con l’istoriato, risultano di datazione precedente.
Brocca da framacia. Castelli, probabilmente bottega di Pompei, 1550 – 1560 ca.
Sarà un mistero che intrigherà gli specialisti del settore. Per il lustro è Gubbio che la fa da padrone con le realizzazioni di Mastro Giorgio (Giorgio Andreoli) che possedeva il segreto della lustratura. Nato a Intra sul Lago Maggiore, si pensa nel 1468, si trasferì con i due fratelli a Gubbio, proveniente da Pavia, nel 1490, divenendo cittadino eugubino nel 1498, morendovi nel 1553, lasciando ai due figli una fiorente bottega.
Coppa, Lucia Diva. Urbino o dintorni, datato 1547
Usava il lustro con intenzioni coloristiche pure: il turchino e verde sul bianco, il rosso e l’oro con tonalità quasi argentee. La sua sigla, messa sul retro del manufatti, era M.G. Ugubio.Questa collezione ne presenta bellissimi esemplari.
Targa raffigurante il Doge Pasquale Malipiero. Probabilmente Venezia, 1520 – 1580 ca
I maestri maiolicai si recarono un po’ in tutta la penisola fino a Venezia, creando in loco nuovi stili; tra queste città ci fu Castelli in Abruzzo, notissima per i suoi vasi cinquecenteschi da farmacia, dei quali si possono ammirare in mostra alcuni esemplari.
Piatto, Vulcano e Venere. Urbino, forse nella bottega di Guido Durantino, 1535 – 1540 ca.
I pezzi esposti sono 144, tutti di altissima qualità, dei quali 76 raccolti dal collezionista Paolo Sprovieri, unitamente a quelli della collezione Frizzi Baccioni, acquisiti dalla Fondazione.
Piatto, Vulcano e Venere. Urbino, forse nella bottega di Guido Durantino, 1535 – 1540 ca.
L’esposizione, se pur in forma ridotta, verrà poi mostrata in altre città italiane e anche all’estero. Emilia Dodi
Crespina con scena simbolica di amore non corrisposto. Faenza, bottega di Virgilio Calamelli?, datato 1538