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Arte israeliana

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Arte israeliana contemporanea
a confronto
con Michelangelo

Si sono da poco concluse, le due mostre dal titolo Israele arte contemporanea e Michelangelo e il mito della Leda, allestite ambedue presso i saloni di Palazzo Bricherasio a Torino. Israele arte contemporanea è stata realizzata con la partecipazione del Tel Aviv Museum of Modern Art, dell’Associazione Italiana degli Amici del Museo (AMATA), con il contributo della Compagnia di San Paolo, con il patrocinio dell’Ambasciata di Israele in Italia e dell’Ambasciata d’Italia in Israele.
Vittoria Severini

Francesco Brina (attr.), Leda col cigno,
(copia da Michelangelo), 1575 ca., olio su tavola.

Israele arte contemporanea è a cura di Arturo Schwars, storico dell’arte ed autore di libri inerenti l’arte moderna e contemporanea, con particolare riferimento a quella israeliana. E’ opportuno sottolineare che nel Museo di Tel Aviv contestualmente alla manifestazione torinese è stata approntata una collettiva di artisti italiani contemporanei.
Catalogo Silvana Editore. Michelangelo, il mito della Leda e la seconda repubblica fiorentina, ritrae, attraverso la presentazione di alcune opere significative, un particolare momento della vita artistica del maestro: da un lato l’impegno civile rivelato dalla progettazione delle fortificazioni; dall’altro l’incontro a Ferrara con il duca Alfonso I d’Este e la commessa della celebre Leda.

Michelangelo, Studi per la testa della Leda,
1529-1530, matita rossa.

Il catalogo edito dalla Silvana Editoriale, è a cura di Pina Ragionieri. La grande forza che accomuna gli artisti nell’ esposizione Israele arte contemporanea, non è solo la nazionalità ed il credo, ma soprattutto la consapevolezza della loro “unicità” e della loro “individualità”, pur attingendo artisticamente ad un comune patrimonio culturale, storico ed ideologico.

Cornelis Bos, Leda e il cigno, (copia dall’omonimo dipinto perduto di Michelangelo) 1536-1540, incisione su carta.

Tali prerogative sono magistralmente commentate nel saggio introduttivo del catalogo a cura di Arturo Schwars, che afferma:"…nel momento in cui l’artista ebreo partecipa ad un movimento artistico, lo fa non con un’accettazione passiva dei nuovi dettami, ma in modo attivamente critico, offrendo, tramite la sua interpretazione, una dimensione sensibile più profonda, e una lettura originale e sensuale.

Ofer Lellouche, Gan Mair, Tel Aviv, 1988

E’proprio qui che risiede il fascino che caratterizza la migliore arte israeliana” prosegue ancora:”…per quanto l’artista possa lottare per essere internazionale nella sua opera, i suoi sentimenti di pittore , quando espressi in astratto, saranno nazionali poiché il carattere spirituale dell’artista nasce dai sentimenti accumulati nel suo ambiente." Tra i ventiautori della rassegna spiccano per importanza internazionale i nomi di Menashe Kadishman, Dani Caravan, Micha Ullman e Gal Weinstein.

Menashe Kadishman, Pietà(The Murder of Yitzhak Rabin), 1995, olio e smalto su tela.

Quasi poste a confronto in un antico conflitto tra antico e contemporaneo, le Sale Storiche del Palazzo, accolgono le creazioni del geniale esponente del Rinascimento fiorentino, Michelangelo Buonarroti (1475-1564). Cardine della mostra è il disegno Studio di testa con variante di naso noto al pubblico come una delle più belle realizzazioni grafiche dell’artista. Unanime è il rimando alla resa esecutiva degli Studi per la testa della Leda unica testimonianza diretta della ben più imponente tela di cui non ne è rimasta rimane traccia eccetto le derivazioni e le copie postume. La storia del dipinto s’intreccia inesorabilmente con due personaggi fondamentali dello scacchiere politico italiano della prima metà del Cinquecento: il papa Giulio II della Rovere ed Alfonso d’Este signore di Ferrara.

Menashe Kadishman, Sheep Head, 1981, olio su tela.

Il duca giunge in Vaticano nel 1512 per riappacificarsi con il pontefice in seguito alla svolta politica che lo vede dapprima unito alla Francia e successivamente alleato di Roma. Durante l’incontro romano, Alfonso II ebbe l’opportunità di ammirare gli affreschi della Sistina riuscendo a strappare a Michelangelo la promessa dell’ esecuzione di un dipinto. Ma solo dopo tanti anni quella promessa fu attesa con la realizzazione della Leda già ritenuta dai contemporanei troppo audace e sensuale.

Menashe Kadishman, Motherland, 2005, bronzo.

La tela, avventurosamente giunta in Francia, fu bruciata verso la fine del Seicento perché ritenuta, per l’appunto, espressione dell’amore vivido e lascivo: l’artista, infatti, colse il momento “apicale” dell’idillio amoroso tra Leda, regina di Sparta, ed il cigno, sotto le cui spoglie si nascondeva il divino Zeus.
Completano la rassegna alcuni straordinari fogli riproducenti studi sulle fortificazioni urbane.
Vittoria Severini

Dani Karavan, Model of the White Square, 1977, poliestere dipinto.