Francesco Somaini
in mostra alla GNAM

Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, nella sala Dossier e limitrofe, c’è la bella mostra dedicata alle sculture di Francesco Somaini (1926-2005) del periodo informale 1957-64. L’esposizione, promossa dalla Direttrice Maria Vittoria Marini Clarelli, ha un catalogo con scritti della curatrice Mariastella Margozzi e di Luisa Somaini, edito da Electa.
Emilia Dodi

 

Il periodo preso in considerazione per quest’esposizione è quello centrale e più rappresentativo dell’arte del maestro comasco che partendo dal figurativo di ispirazione post-cubista, è arrivato all’informale. Laureatosi in giurisprudenza, ha frequentato Brera e durante i suoi numerosi viaggi all’estero negli anni 40-50, incontrando gli artisti dell’avanguardia storica, per citarne alcuni: Arp, Lipchitz, Gonzales e Brancusi.

 


Dopo la visita nel suo studio nel 1955 del critico belga Lèon Degand, fu sollecitato a sperimentare opere di maggiori dimensioni, utilizzando un materiale sperimentale, da lui inventato e brevettato, un impasto di cemento e limatura di ferro colato nelle casseformi e in seguito, modulato con lo scalpello e gli acidi nitrico e fosforico. Il suo interesse per la trasformazione della materia lo ha portato a realizzare straordinari pezzi, dove la materia stessa è quasi in lotta con la mente dell’artista.

 

Nella sala Dossier è rappresentato l’inizio dell’informale avvenuto nel 1957. Alla parete è la scultura da parete in conglomerato di ferro. Bellissimi tutti gli studi per scultura, soprattutto i due inchiostri e mordente su tavola e quelli graffiti e tecnica mista, in particolare a fondo azzurro.

 

Del 1958 c’è al centro sala, Affermativa I, e altrettanto interessanti del 1959, Martirio I e V , bronzo in bagno di piombo, Orizzontale IV del 1959, bronzo con lucidi.

 

Straordinarie le opere Obliqua e Nauta Obliqua, nonché Orizzontale del 1960. E’ in questo momento che l’artista cambia la sua tecnica; si fabbrica attrezzi per lavorare la cera e impiega oltre al bronzo: ferro, piombo e peltro, materiali che gli consentono il gioco di luci e ombre, che diverrà poi la cifra stilista della sua scultura.

 

Nella seconda sala molto interessanti Ferito III e Ferito e Addio del 1960. Bellissima del 1961, la stele Proposta per un monumento. Seguono nelle altre sale Grande ordalia del 1963, Prometeo, Grande racconto patetico del 1964 e la bella Pirografia, vernice a smalto su lastra di ottone bruciata con fiamma ossidrica. Potendo, altre opere dovrebbero avere spazio.

 

Ci sono inoltre, in teche: disegni, cataloghi, scritti e foto. Colpisce oltre alla bellezza delle opere, la ricerca totale per i materiali messa in atto da Somaini.

 

 

Tanti sono i critici che si sono occupati dell’artista in Italia e all’estero, uno per tutti: Enrico Crispolti.

 

Una interessante e bella esposizione per un artista che merita di essere meglio conosciuto dai media, cosa realizzabile con questa mostra.
Emilia Dodi