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Capelvenere di Mikhail Shishkin

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Oceani di parole
per salvare il ricordo.
“ Capelvenere”
di Mikhail Shishkin

Un interprete che traduce le storie di profughi in terra svizzera, registra anche il faticoso errare della storia attraverso il diario di una coppia in crisi e la corrispondenza fra un padre e suo figlio. Gli eventi si combinano lasciando spazio anche al diario di una famosa cantante. Capelvenere, terza opera dello scrittore russo Mikhail Shishkin, è il primo romanzo pubblicato in lingua italiana grazie a Voland Edizioni. Il testo raccoglie la sfida dell’impresa impossibile della memoria delle umane vicende attraverso la conservazione della parola.
Cristiano Felice

Copertina del libro

Nell’ambito della costruzione del tessuto narrativo, la combinazione di più temi genera alla fine un insieme di parole che si intersecano fino a combinarsi nel costrutto che dà origine al plot del romanzo. Questo pseudo postulato sembra non avere alcun senso se applicato a Capelvenere, romanzo dello scrittore russo Mikhail Shishkin, pubblicato recentemente da Voland e tradotto mirabilmente Emanuela Buonacorsi. Il centro dell’opera è costituito dalla figura di un interprete che, all’interno di un ufficio svizzero, interroga e registra i racconti di tutti quei profughi di lingua russa in fuga dale loro rovinose realtà.

Mikhail Shishkin

L’interprete, o dragomanno, rimane coinvolto nelle storie divenendo egli stesso il veicolo per la rappresentazione di altri eventi che riguardano lui, la sua vita, le sue vite. Così la tragedia del profugo ceceno si alterna con la cossrispondenza fra il dragomanno e il suo figlio. Questa, a sua volta, interrompe la storia del soggiorno romano di Galpetra, un’Isotta che ha perduto il suo Tristano, e dello stesso dragomanno. A tutto questo già complicato intreccio letterario si aggiunge il diario di una ex- cantante, dall’infanzia di Rostov al momento in cui racconta la sua storia all’interprete.

Mikhail Shishkin

Il Capelvenere è la pianta che dà il titolo a quest’opera. È la felce che vive lontano dal sole, si rifugia nella penombra e cresce in presenza di umidità. È la felce che, associata alla figura si San Pancrazio, incarna l’umiltà solitaria e non raggiunge che una modesta altezza. San Pancrazio infatti venne decapitato all’età di quattordici anni e non potcopyright raggiungere l’età adulta perchcopyright la sua vita fu troncata dal martirio. Il Capelvenere è quindi anche la pianta che simbolicamente reclama le sue funzioni vitali e il suo bisogno di amore si rispecchia nella capacità di resistere alle intemperie e all’infinito trascorrere del tempo. Da questa simbologia si può forse risalire alla necessità di tutti i personaggi del romanzo di Shishkin  di raccontare se stessi, immortalando la propria esistenza e mettendola al sicuro all’interno della parola.

Copertina del libro

Alcune considerazioni vanno infine fatte riguardo al livello di lettura di questo romanzo. In letteratura esistono testi che esercitano un grande fascino sul lettore comune, al contrario di altri che invece interessano i ricercatori e gli addetti ai lavori, poichcopyright potrebbero aprire nuove prospettive in ambito di studi linguistici o letterari.
Capelvenere di Mikhail Shishin  è un romanzo di difficile lettura, spesso noioso, e potrebbe avere occulti fascini se letto in lingua originale.
D’altra parte è innegabile che l’autore russo ha scritto un’opera di sperimentazione linguistica e questo elemento suscita l’interesse e la curiosità degli addetti ai lavori.
Cristiano Felice

Mikhail Shishkin