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A Toronto presentato Fugitive pieces |
La letteratura si sa e’ una gran bella cosa e tutti, nel mondo, dovremmo cercare di leggere di piu’ perche’ chi legge, come dico sempre nella mia trasmissione radiofonica alla Rai, non e’ mai solo. Ed evidentemente il cinema ne ha tenuto conto visto il gran numero di film tratti da opere letterarie, presenti qui a Toronto alla 32a edizione del TIFF a cominciare dal commovente film d’apertura, Fugitive pieces del regista canadese Jeremy Podeswa, che lavora tra Los Angeles e Toronto, autore di molti lavori anticonvenzionali, chiamato recentemente da Spielberg a dirigere The pacific, un episdio della nuova serie World War II, coprodotto da Tom Hanks. Mariangiola Castrovilli |
Il romanzo "Fugitive pieces", di Anne Michaels da cui è stato tratto il film |
Liberamente tratto dal romanzo di Anne Michaels, la storia di Fugitive pieces ruota attorno all’olocausto ed ai dolorosi ricordi di un uomo che ha perso la sua infanzia durante la seconda guerra mondiale. Una vita divisa in due tra la Grecia, suo paese natale ed il Canada, in un viaggio interiore attraverso il trauma di una fanciullezza negata, tra rimpianti e aspettative, tra amore e solitudine. |
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Anne Michaels |
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Ed il regista sa perfettamente di cosa parla visto che suo padre, di origine polacca, e’ un sopravvissuto dell’Olocausto, e nei campi di concentramento ha perduto buona parte della sua famiglia. Se non fosse stato però per l’avvincente best seller della Michaels non avrebbe mai pensato, come ammette lui stesso di farne un film, perche’: “intanto e’ un argomento…scottante, e poi se n’e’ parlato in lungo e in largo per cui non ero sicuro di poter raccontare qualcosa di nuovo. Fugitive pieces e’ un lavoro del cuore”, continua sorridendo il regista, “ho impiegato infatti ben sette anni per trovare i fondi ed iniziare a girare come volevo io”. |
Jeremy Podeswa |
Ha ragione quando dice che quell periodo e’ fin troppo famoso e che se ne e’ scritto e parlato all’infinito, non ultimo Claude Miller con il suo Le secret e Paolo Barzman con Emotional arithmetic, cosa c’e’ di diverso in Fugitive pieces? “Intanto non sono ricorso alla scontata iconografia della guerra. Per cui niente campi di concentramento e niente conseguenti terribili immagini. Il mio film racconta invece di qualcuno che rimane segnato per sempre dalle conseguenze della guerra. Dei nostri traumi e di come reagiamo di fronte a tragiche disavventure della vita, e di come troviamo, dopo, il coraggio per poter andare avanti ”. |
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Jeremy Podeswa |
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Una preparazione lungamente sofferta diceva, decisamente stressante, mettersi fuori gioco così a lungo…. “Proprio così, al momento di partire ero molto preoccupato, lasciavo infatti una grande sicurezza per iniziare quest’avventura. Mi domandavo cosa sarebbe successo – ci spiega - se ci sarebbero state nuove entry che avrebbero potuto farsi spazio nel nostro mondo e cosa avrei trovato al ritorno….ma dovevo accettare i rischi perchè avevo aspettato così a lungo che ormai non avrei più potuto rinunciarci”. Mariangiola Castrovilli |
Jeremy Podeswa | |