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Antonio e Cleopatra

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Antonio e Cleopatra.
Il potere e la passione.

Questa estate il regista Francesco Branchetti porta in scena  a Taormina, Anagni, Rieti e Segesta l’Antonio e Cleopatra di William Shakespeare, dramma politico e passionale raramente rappresentato, ma di monumentale grandezza e struggente poesia.
Gloria Bondi

   

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Dopo aver aperto il festival teatrale di Taormina, ed aver avuto luogo in quello di Anagni, proseguono a Rieti (4 agosto) e terminano a Segesta (22 agosto) le rappresentazioni dell’Antonio e Cleopatra di William Shakespeare, per la regia di Francesco Branchetti, che interpreta anche il ruolo di Antonio.
Tragedia purtroppo rara da trovare nei cartelloni teatrali italiani, L’Antonio e Cleopatra è invece un testo di rara bellezza e spessore emotivo.

   

“Ciò che mi ha affascinato maggiormente in questa opera – spiega il regista – è il conflitto fra passione e ragione inserito in un  contesto politico. Gli effetti della passione di un leader, infatti, devono necessariamente ricadere sul suo popolo (un popolo che in Antonio e Cleopatra è di fatto assente) e questo è un argomento che mi incuriosisce da sempre e che trovo estremamente attuale. Altro tema – continua – è il conflitto tra il richiamo del dovere e quello della passione: un duello straziante fino all’inverosimile. Antonio è schiacciato dai richiami alla ragione e al pragmatismo, ma il suo io più profondo trova la sua via nell’abbandono e nella ribellione, mentre nella passione trova la sua debolezza. Per lui, inoltre, c’è anche la difficoltà di abbandonare un insieme di valori di riferimento – quelli del cives  romano – per abbracciare il mondo alessandrino fatto sì di acume politico, ma anche di atmosfere completamente diverse: sensuali, dissolute, eccessive e ambigue”.

 

Non a  caso la corte di Alessandria è rappresentata nella messa in scena di Branchetti quasi come un circo decadente e onirico fatto di danzatrici, saltimbanchi e giocolieri.
“Antonio e Cleopatra – sottolinea Branchetti – è quindi anche un testo sulla diversità. Al mondo Alessandrino si oppongono infatti Ottaviano, che Shakespeare disegna come un moderno dittatore, capriccioso e instabile (non a caso parla sempre da solo, procede per monologhi, non si confronta mai), e Lepido, tipica figura di politico corrotto”. Ma al centro dell’azione c’è anche una donna, la grande Cleopatra, figura storica controversa e fascinosa e monumentale archetipo femminile.

   

“Cleopatra è una donna completa e al tempo stesso assolutamente rivoluzionaria – commenta Isabella Iannone che interpreta il ruolo della tragica regina – Lei era invisa ai romani proprio perché la sua stessa completezza la rendeva ai loro occhi una strega, oggetto di sospetto e repulsione.
Mi ha affascinato, inoltre, l’idea di una donna che vive da donna il mondo degli uomini, che gestisce il potere e le passioni in un mondo fatto di uomini. Per farlo è camaleontica e indiretta, tanto quanto poi sa essere romantica e sincera nelle sue passioni”.

 

Antonio è assolutamente sedotto dalla sua personalità ed è a sua volta un personaggio di sconvolgente modernità.
“Antonio è moderno – spiega Branchetti – nella sua battaglia fra super-io e io, ma è anche un personaggio frustrato e dolente: lui è stato un grande uomo, un eroe che ha fatto la storia di Roma, ma questo non gli viene riconosciuto. Ottaviano, pur nella sua fragilità e nelle sue paranoie è un demolitore e in quanto tale gli ruba l’amore del suo popolo. Il fascino di questi personaggi – conclude – sta nella loro enormità: sono invasati, estremi, folli e magnifici. Eccessivi fino al punto di assurgere a divinità pagane travolte da un caleidoscopio di emozioni”.

   

In scena: Isabella Iannone, Francesco Branchetti,Vincenzo Schirru, Riccardo Leonelli, Alessandro Scarcella, Paolo Ricci, Paola Surace, Aurora Mascheretti, Maurizio Pulina, Filippo De Toro, Alberto Ciarafoni, Simone Lambertini.
Gloria Bondi