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Georg Baselitz

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Le ossessioni di Georg Baselitz
fra figurazione e astrazione
Al Museo Madre di Napoli è aperta fino al 15 settembre un’ampia retrospettiva di 120 opere fra dipinti, disegni e sculture di Georg Baselitz. Uno dei più grandi artisti contemporanei, profondamente radicato nella storia.
Laura Gigliotti
   

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Le ossessioni di Georg Baselitz fra figurazione e astrazione.
Si trova nel cuore nascosto e popolare di Napoli il MADRE, il Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, all’interno dell’antico palazzo omonimo trasformato nel 2005 dall’architetto Alvaro Siza in un moderno spazio di 8 mila mq per l’arte contemporanea. Al primo e secondo piano la collezione permanente (Clemente, Lewitt, Long, Fabro, Kapoor, Serra…), al terzo le esposizioni temporanee.

   

La mostra dell’estate è dedicata a Georg Baselitz nato in Sassonia nel ’38, profondamente tedesco e segnato dalla storia del suo paese fra nazismo e comunismo. Reduce dalla Royal Academy of Arts di Londra, l’ampia retrospettiva curata da Norman Rosenthal, presenta 120 opere, che offrono un’esauriente panoramica di un artista che si esprime nel disegno, nell’incisione, nella scultura, ma che è soprattutto un pittore (fino al 15 settembre, catalogo Electa).

 

Dipinti e disegni, oltre a tre sculture scolpite nel legno e rivestite di pittura, le opere esposte in ordine cronologico testimoniano  un lavoro di cinquant’anni. A partire dagli esordi negli anni ’60 fino ai remix, le creazioni degli ultimi anni, dalle tonalità chiare e trasparenti in cui riprende i motivi delle opere giovanili rivisitati con lo spirito e l’emozione di oggi.

   

Artista complesso, indifferente alle mode e contro corrente in un tempo dominato da pop e informale, capace di combinare realismo e astrazione, Baselitz ha avuto numerosi e duraturi contatti con l’Italia. Dove giunse una prima volta nel ’65 con una borsa di studio  per l’Accademia tedesca di Villa Romana a Firenze, scoprendo il disegno e la pittura manierista di Pontormo e Rosso Fiorentino

 

Durante la formazione a Berlino Est (espulso per “immaturità socio-politica”) e poi a Berlino Ovest, Baselitz ha come punti di riferimento il paesaggismo e la ritrattistica sassone, i pittori russi del XIX e XX secolo, quindi i simbolisti e gli espressionisti astratti americani. E’ colpito dall’arte di Jackson Pollock e nel ’61 a Parigi dai pittori informali, outsider come lui, Fautrier, Dubuffet, Wols e da Antonin Arteaud, scrittore, uomo di  di spettacolo e autore di sorprendenti autoritratti a inchiostro. 

   

Questo bagaglio di esperienze formative è decisivo per la sua produzione che ha inizio nei primi anni ‘60 con i due manifesti Pandemonio e con la serie di dipinti e acquerelli provocatori ed osceni (La grande notte in bianco), esposti nel ’63 in una galleria berlinese che suscitano lo sdegno dei visitatori.

 

Dopo il soggiorno a Firenze Baselitz, pieni gli occhi della grande pittura fiorentina, delle acqueforti e incisioni in legno, si dedica alla serie degli Eroi, noti anche come Nuovi tipi, soggetti dai lunghi corpi e piccole teste, preludio al nuovo capitolo dei cosiddetti dipinti “fratturati”.

   

Una nuova forma di cubismo caratterizzata dall’uso simbolico del colore, spiega in catalogo Rosenthal. Soggetti e motivi della tradizione tedesca, cacciatori, vacche, cani, orsi, tagliati a fette insieme al cielo e al paesaggio e riassemblati. Ma sono i “dipinti capovolti”, della fine degli anni ’60, le opere che lo hanno reso famoso nel mondo. Sia che si tratti di paesaggi, animali, alberi o persone, l’artista ribalta lo spazio mettendo il mondo letteralmente sotto sopra.

 

Polemiche e incomprensioni suscitano all’inizio anche le sue sculture. Nell’80 alla Biennale di Venezia presenta una monumentale figura seduta con un baraccio alzato in un saluto che sembra“nazista”.

   

L’ossessione per una storia che non passa si avverte anche in Pittore moderno Remix del 2007 in cui alle griglie di Mondrian, archetipo dell’artista moderno che approda con successo negli USA, si accompagna la svastica, simbolo di un’Europa distrutta e perdente.
Laura Gigliotti