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Hellboy-The golden army

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Hellboy-The golden army

A quattro anni da Hellboy, tratto nel 2004 dall’omonima serie a fumetti nata dalla fantasia di Mike Mignola, Guillermo del Toro riporta sullo schermo il supereroe rosso interpretato da Ron Perlman, questa volta alle prese con il Principe degli inferi Nuada, intento a scatenare contro gli esseri umani un esercito di macchine assassine.
Francesco LoMuscio

   

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Il primo film, diretto nel 2004 dal Guillermo del Toro di Blade 2 (2002) ed ispirato ad un noto comic-hero nato dieci anni prima dalla fantasia di Mike Mignola, portava sullo schermo la figura dell’infernale Hellboy, chiamato sulla Terra dal perfido Grigori Rasputin (Karel Roden), durante la Seconda Guerra Mondiale, ma salvato ed allevato poi dal professor Broom (John Hurt), capo delle forze alleate e fondatore dell’Ufficio segreto per la ricerca sul paranormale e la difesa, creato dal presidente Roosevelt per combattere le società occulte.

   

E, affiancato dalla pirocinetica Liz Sherman e dal telepatico “Mer-Man” Abe Sapien, rispettivamente interpretati da Selma Blair (La cosa più dolce) e Doug Jones (I Fantastici 4 e Silver surfer), era il sempre grande Ron Perlman (Alien-La clonazione) a vestire i panni del supereroe rosso le cui imprese, volte a fronteggiare dei villain venuti fuori dal periodo del nazismo, lasciavano emergere una non poco evidente metafora politica.

 

Lo stesso Ron Perlman che ora torna a concedergli anima e corpo nel sequel Hellboy-The golden army, che, ancora una volta per la regia di del Toro, porta in scena l’anarchico Principe degli inferi Nuada, con le fattezze di Luke Goss (The man-La talpa). Il quale, stanco di secoli di rispetto e ubbidienza verso il genere umano, trama di risvegliare un esercito di macchine assassine per riavere ciò che appartiene al suo popolo.
Un sequel che, al di là di un certo sottotesto relativo alla diversità e di un più o meno visibile tocco horror, caratteristiche già presenti nel capostipite, punta ovviamente all’intrattenimento ed alla spettacolarità, non dovendosi dedicare alla presentazione dei vari protagonisti, tipica di un primo capitolo.

   

E, con consueto tripudio di effetti digitali ed abbondanti dosi d’ironia (c’è perfino un momento canterino con Hellboy e Abe Sapien), lo fa concedendo fin dai primissimi minuti di visione ampio spazio alle sequenze d’azione, mentre, tra divertenti creature parlanti alla Men in black ed un avvincente momento con pianta gigante che sembra rimandare ai monster-movie giapponesi, tornano alla memoria in più di un’occasione sia la trilogia jacksoniana de Il Signore degli Anelli che Il labirinto del Fauno dello stesso del Toro.

 

Anche se il risultato finale, come già successe con la pellicola del 2004, rimane un variopinto spettacolo per gli occhi, ma senza infamia e senza lode, il quale pecca forse in una durata leggermente eccessiva (circa 110 minuti).
Francesco Lomuscio

   

Curiosità
Ad abbondare nel film sono creature fatte di protesi e maschere. Con più di due dozzine di queste sul set per tutto il corso delle riprese, il dipartimento delle creature di Hellboy-Golden army è stato uno dei più grandi. La Spectral Motion di Los Angeles si è incaricata di 15 personaggi. Le inglesi Solution Studios, Creature Effects ed Euroart Studios, la spagnola DDT e l’ungherese Filmefex hanno anch’esse contribuito alle orde di troll, gobelin e creature della notte.
Francesco Lomuscio