E’ Bakhita, che da il nome alla fiction presentata ieri come ultima “Première” al RomaFictionFest. Prodotta da Ida Di Benedetto per la Titania e da RaiFiction, vede come protagonista Fatou KineBoye. La regia è firmata da Giacomo Campiotti e tra gli altri protagonisti Fabio Sartor, Stefania Rocca, Sonia Bergamasco, Ettore Bassi, Francesco Salvi. Giancarlo Leone
Bakhita
Ieri, a conclusione delle “Première”, è stato il giorno di Bakhita ed il RomaFictionFest ha avuto il suo picco, perché l’evento ha visto, saldare il tema dell’integrazione con quello religioso. Bakhita, prodotta da RaiFiction e Titania Produzioni di Ida Di Benedetto e Stefania Bifano, scritta da Filippo Soldi, Filippo Gentili, DinoLeonardo Gentili e dallo stesso regista, Giacomo Campiotti (che torna per la seconda volta al RomaFictionFest, dopo aver vinto lo scorso anno il Diamond Award per la migliore miniserie con Giuseppe Moscati), è la storia di una suora canossiana di origine sudanese fatta santa nell’ottobre del 2000 da Giovanni Paolo II.
Bakhita
Interpretata da Fatou Kine Boye, un’esordiente, scelta dopo tanti provini a ragazze di colore (lei, ha ammesso, è una semplice commessa, ed ora è tornata al suo lavoro), la fiction vede tra i più importanti protagonisti Fabio Sartor, Stefania Rocca, SoniaBergamasco, Ettore Bassi, Francesco Salvi. La storia è raccontata attraverso le parole di Aurora Marin, sorella adottiva della giovane.
Bakhita
Ci troviamo nel Veneto a Schio nel 1948. Nel convento delle canossiane giunge una distinta signora, Aurora Marin, interpretata da Stefania Rocca, richiamata dal cattivo stato di salute di Suor Bakhita, una suora di colore spentasi da pochi giorni. Aurora la conosceva bene e racconta questa bellissima storia alla figlia, che l’ha accompagnata con tutta la famiglia nel viaggio. Bakhita, nata presumibilmente nel 1869 in un villaggio sudanese, ancora bambina viene rapita dai negrieri che la vendono ad un generale turco. In quella casa trascorre dieci anni di torture ed umiliazioni fino a quando Federico Marin (Fabio Sartor) un ricco commerciante italiano, le salva la vita e la porta con sé a Zianigo, un piccolo paese del Veneto dove abita insieme alla figlia di otto anni, Aurora, una bambina malata e sola.
Ida di Benedetto
Visum ha intervistato il regista Giacomo Campiotti. Perché ha scelto di raccontare proprio la storia di Bakhita? “L’ho scelta tra vari progetti che la Rai mi aveva proposto ed anche perché era la sfida più difficile. E’ la storia di una donna che ha avuto una vita travolgente, che ha fatto scelte importanti che ci scuotono e ci fanno capire perché siamo tutti così persi, ma anche che è possibile vivere in un altro modo. Quando la produttrice Ida DiBenedetto – spiega il regista - mi ha proposto questo progetto ho accettato quasi subito perché mi sembrava che la storia di Bakhita avesse grandi potenzialità. Il percorso di vita di questa Santa africana è unico e profondo e il film, sebbene in costume, avrebbe potuto parlare di qualcosa di estremamente attuale: la necessità di trovare un senso profondo della Vita attraverso la generosità e la solidarietà”.
Bakhita
Trova quindi la storia di questa suora abbastanza attuale, nonostante siamo nell’800? “Si, indubbiamente. La vita di Bakhita può essere un grande insegnamento per noi oggi. Il suo comportamento è al di fuori delle epoche, con la sua apertura di cuore ed il suo altruismo che rimangono ben saldi nonostante la diffidenza ed il disprezzo degli altri. L’attualità è – sottolinea Campiotti ai nostri microfoni - che si tratta di una donna nera, come diremmo oggi, di un’extracomunitaria che, quando arriva in Veneto, viene vista come una marziana e deve fare i conti con la paura e la diffidenza suscitate negli altri dalla sua diversità”.
Bakhita
Come è caduta la scelta su Fatou Kine Boye? “Il mio problema era come trovare un’attrice che avesse lo spessore ed il carisma necessario a dare vita alla storia. Abbiamo fatto molti provini e alla fine, tra i tanti, abbiamo scelto Fatou, con il suo sorriso puro e disarmante. Questa ragazza senegalese, che fa lacommessa a Roma, era l’unica che con il suo sguardo, la sua dolcezza e mitezza, potesse interpretare Bakhita”. E’ stata impresa difficile girare nei luoghi dove è stata ambientata la storia? “Soprattutto quando abbiamo girato in Burkina Faso, con una troupe locale ed attori presi dalla strada che, molte volte, non avevano mai visto un film e quindi non capivano cosa stavano facendo”. Giancarlo Leone