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Sogno di una notte di mezza estate

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Ha aperto la stagione del Silvano Toti Globe Theatre il “Sogno di una notte di mezza estate” di  William Shakespeare per la regia di Riccardo Cavallo. L’opera più surreale e fantastica del bardo popola la notte di Villa Borghese di fate e folletti  e trova, in Cavallo una regia sensibile e attenta. Fino al 13 luglio.
Gloria Bondi

   

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Tre mondi si incontrano e si intersecano nella notte di calendimaggio, quella in cui la natura si risveglia dal torpore invernale e rifiorisce di colori e fragranze. Allora, solo per una notte, come in una danza rinascimentale dal ritmo perfetto, l’universo degli umani si fonde con quello delle fate e degli elfi ed entrambi incontrano quello della finzione teatrale. Fra realtà  e magia, sogno e veglia, William Shakespeare, il grande, costruisce un labirintico e perfetto incastro di scatole cinesi. Un’opera, il suo “Sogno”,  che ancora oggi non finisce di stupire per la perfezione narrativa, l’impeto creativo e la lungimiranza (o preveggenza?) con cui il bardo anticipò temi di cui la psicoanalisi avrebbe parlato secoli e secoli dopo.

   

Portare in scena il “Sogno di una notte di mezza estate” non è dunque cosa da poco per la complessità della macchina e dei temi e per la molteplicità dei livelli narrativi da sviluppare simultaneamente. La versione di Riccardo Cavallo aveva già ampiamente convinto l’estate scorsa ed è un piacere ritrovarla proprio in apertura della stagione 2008 del Silvano Toti Globe Theatre. La traduzione di Simonetta Traversetti rende assai bene l’eterogeneità dei linguaggi: il  verso sciolto, le canzoni e le filastrocche delle fate, le liriche d’amore degli amanti e la prosa degli artigiani, interrotta dalla goffa parodia del verso aulico.

 

Anche le scenografie di Silvia Caringi e Omar Toni e i costumi di Manola Romagnoli sono improntati a questa molteplicità di registri dando il meglio di sé nei bianchi abbaglianti e nelle delicate tonalità pastello del mondo delle fate. Talentuosi gli interpreti che riescono a trovare ciascuno un tono ideale e bravo il regista nell’armonizzare le loro diversità. Solenni e ieratici Nicola D’Eramo e Daniela Tosco nel panni di Teseo e Ippolita. Giustamente teso Stefano Mondini nei panni di Egeo. Pieni di giovanile e trepidante esuberanza i quattro amanti di Valentina Marziali,  Sebastiano Colla, Marco Paparella e Federica Bern. Solerte Fabrizio Amicucci nei panni di Filostrato.

   

Bizzosi ed evanescenti Gianni de Feo e Claudia Balboni nei ruoli di Oberon e  Titania. Inedita e originale la versione di Puck e della Fata che ne danno Fabio Grossi e Cristina Noci. Una menzione speciale, infine, agli artigiani Marco Simeoli, Gerolamo Alchieri, Roberto Stocchi, Alessio Caruso e Andrea Pirolli ai quali viene affidata la parte più esilarante e gustosa della commedia e ai quali il pubblico tributa giustamente applausi e risate. Fino al 13 luglio.
Gloria Bondi