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Arturo Ripstein a Karlovy Vary |
Intelligente, brillante ed ironico con una speciale attitudine per la provocazione il grande regista messicano Arturo Ripstein adora lasciare gli interlocutori a bocca aperta soprattutto quando si parla dell’influenza di Hollywood sul cinema mondiale dicendo senza mezzi termini che persone come “Spielberg e Scorsese andrebbero fucilate”. Ma ce n’e’ per tutti, perche’quelli come Lars von Trier che definisce ‘fonici’ che provano ad arginare lo strapotere americano con film in lingua inglese, sono solo ‘patetici’. Mariangiola Castrovilli |
Arturo Ripstein |
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Ma 44 anni di lavoro ricchi di premi e riconoscimenti un po’ dovunque nel mondo non bastano per costruirsi una solida reputazione in casa visto che “ l’unica maniera di far film in Messico e’ solo un perseverare senza speranze. Duro lavoro e idee non sono che optionals, la carriera nel cinema e’ solo questione di fortuna”. |
Arturo Ripstein |
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Un uomo senza peli sulla lingua dunque che al di la’ della provocazione risente di un‘amarezza profonda per un amore, per lo meno in patria, mal corrisposto e che non volle seguire da ragazzo i suggerimenti del grande Luis Bunel, suo autore preferito, che cercava di dissuaderlo dalla sua passione per la settima arte. |
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Arturo Ripstein |
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La 47 edizione del Festival di Karlovy Vary gli ha reso omaggio con un tributo in sette film, The castel of purity, Heroes and Time, the realm of Fortune, The Black Palace, The Ruination of Man, The Queen of the Night, The Virgin of Last, tutti lavori che raccontano il Messico alla sua interessante e anticonvenzionale maniera. |
Arturo Ripstein |
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In The black Palace, la prigione di Lecumberri, una delle piu’grandi del Messico, esplora la vita ed il sistema giudiziario del suo paese nel 1976 quando le carceri erano piene di prigionieri politici. |
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Arturo Ripstein |
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E’ cambiato qualcosa da allora per la giustizia? “Non posso rispondere a questo perche’ neanche io lo so ancora” e’ lo sconsolato commento, “ed e’ per questo che decisi di fare The black Palace il piu’ ambiguo possibile”. “Credevo che fosse il piu’ messicano e nazionalista dei film”, riprende dopo qualche secondo il regista, “ma nel suo viaggio di festival in festival mi sono accorto del grande impatto che ha avuto a livello mondiale, perche’ andava a toccare sentimenti universali”. |
Arturo Ripstein |
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Oggi la cinematografia messicana ha avuto nuovi impulsi e grande visibilita’ con registi come Alfonso Cuaron, Guillermo del Toro ed Alejandro Gonzales Inarritu cosa ne pensa? Telegrafica la risposta: “un fenomeno senza precedenti”. |
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Arturo Ripstein |
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Come definirebbe il suo lavoro? “Sono attratto dalle parte piu’ oscura e paurosa delle cose perche’ con la paura e l’orrore si puo’ dialogare sapendo che alla fine tutto sparira’ e te ne andrai sano e salvo. Ecco, credo che ‘incubo’ sia la parola giusta per definire il mio stile”. Mariangiola Castrovilli |
Arturo Ripstein |
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