MARIO SCHIFANO, Artista “vorace” nell’arte e nella vita
La G.N.A.M. di Roma, nel decennale della scomparsa, dedica a Mario Schifano (1934-1998) un’antologica con 68 grandi tele e una cinquantina di disegni, ripercorrendo tutto l’iter d’arte e di vita del maestro. Curata da Achille Bonito Oliva, ha avuto anche la collaborazione dell’Archivio Schifano. Catalogo Electa. Emilia Dodi
Mario Schifano - Murale 1962
L’esposizione non poteva che avere come curatore Achille BonitoOliva, critico e amico di tutta una vita d’arte e di avventura, che ha operato una scrematura tra le opere del maestro che dopo la sua dipartita, ha avuto il mercato inondato da falsi. Le opere, tutte autentiche, partono dagli esordi dei monocromi del periodo informale che avevano cancellato l’immagine, per approdare man mano nel decennio sessantotto, spontaneamente alle parole, ai numeri, ai frammenti di iconografia urbana e ai simboli del consumismo, che lo hanno fatto decretare, icona della Pop Art italiana.
Mario Schifano - Incidente
Il maestro rifiutava però questo assunto, poiché riteneva di avere scelto questo linguaggio in contemporanea alla Pop Americana, quindi di non essere, nonostante i suoi viaggi e l’amicizia con artisti USA , una derivazione. In effetti i suoi dipinti non hanno il freddo stile di quelle americane e i soggetti non sono messi totalmente in evidenza, ma sono solo una rimanenza delle immagini, il cui ritmo accelerato di pittura, le cattura; quindi molto più concettuali. Per questo le opere sono organizzate per cicli e per decenni.
Mario Schifano - Particolare di paesaggio
Icona di questo periodo in mostra è la ricostruzione della sala da pranzo dipinta per Gianni Agnelli nel 1968, prestata dagli eredi. Vedendo queste opere eseguite con velocità, con un senso straordinario della cromia, dove la tela è solo un banale supporto e i colori non trattengono le sgocciolature, si nota come l’acrilico sia impiegato per dare maggior risalto alle stesse. Bonito Oliva ha ben spiegato che è un’ esposizione che va guardata velocemente senza soffermarsi. Gli anni’70 sono caratterizzati da pezzi dove i mezzi di comunicazione fanno da supporto, come nella bella opera Paesaggio TV del 1970, nonché per l’impiego della fotografia.
Mario Schifano - Paesaggio Tv
Negli anni ’80 c’è il ritorno a una certa figuratività come in Ballerini del 1982, nella bellissima tela Fiori maschili e Fiori femminili del 1984, in Suono del flauto nel boschetto, nonché nella grandissima opera che copre tutta una parete La chimera del 1985. C’è tutta la bella serie di Bambino pittore, Primo sogno di Marco, Sussulto, Convegno verde e Banca Popolare del Cairo.
Mario Schifano - Fiori
Gli anni ’90 sono quelli dedicati ai media e alla multimedialità. Di questo periodo è il bellissimo Ghiacciato del 1991, smalto su pvc, Stand By del 1991, Tracce di minaccia e Senza titolo del 1992, L‘artista ritorna alla tecnica mista su foto nell’opera Senza titolo del 1993. Molto interessante la realizzazione al computer di FibreOttiche del 1997.
Mario Schifano - Fibre
La mostra si apre con l’opera ironica O’sole mio del 1963 e si chiude con il Grande televisore scuro del 1997. Sia Bonito Oliva, che nel suo scritto Moravia, hanno raccontato come in ogni angolo dei luoghi di Schifano, ci fosse sempre un televisore acceso. Al piano superiore della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, c’è un’importante serie di disegni, tra i quali la cartella che l’artista ha disegnato per il poeta Frank O’Hara, nonché il disegno di omaggio al futurismo.
Mario Schifano - Maschera
Mario Schifano, uomo del suo tempo, ha praticato l’arte e vissuto la vita, con avidità. Questa mostra si trasferirà poi a Milano e quindi al Museo d’Arte Moderna di Saint-Etienne. Emilia Dodi