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Sisto Baldolicchio in mostra a Bologna

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Sisto Baldolicchio in mostra a Bologna

Si è conclusa recentemente alla Galleria d’Arte Fondantico di Tiziana Sassoli a Bologna, la mostra dal titolo Sisto Badalocchi e i “giovani di Annibale Carracci”. L’evento si è inserito nella serie di antologiche ormai consuete alla galleria, realizzate al fine di analizzare un singolo aspetto od un unico artista del vasto panorama pittorico emiliano. Catalogo a cura di Daniele Benati. Editore Edizioni Grafiche Zanini di Bologna.
Vittoria Severini

Sisto Badalocchi
Alessandro e Taxiles
Olio su tavola ovale; cm 114 x 152
 

a

Non è stato facile raccogliere in un’unica esposizione privata nomi prestigiosi come quelli degli allievi e dei collaboratori di Annibale Carracci. Si parla di maestri della pittura come Giovanni Lanfranco (1582-1647), Domenichino (1581-1641), Francesco Albani (1578-1660), Innocenzo Tacconi ((Bologna, 1575? –post, 1623) e non per ultimo Sisto Badalocchi (1581/85-post 1621) di cui si espone un raro dipinto ad olio su tavola di forma ovale effigiante Alessandro e Taxiles. L’opera da poco ritrovata, è da ricondurre alla committenza del cardinal Alessandro Peretti Montaldo (1570-1623) che nel 1615 per la sua dimora sul Colle Esquilino volle un ciclo di 11 ovati su tavola raffiguranti le Storie di Alessandro il Macedone, suo illustre omonimo. Al progetto parteciparono anche altri artisti di fama quali Giovanni Baglione (1566-1643), Antiveduto Grammatica (1590-1625) ed Antonio Tempesta (1555-1630).

Giovanni Lanfranco
San Silvestro Papa doma il drago
Olio su tela; cm 37,7 x 26,5

 

Le prime notizie attinenti la serie risalgono al 1660-1663 quando in un manoscritto di Fioravante Martinelli (probabilmente si tratta del libro Roma ricercata nel suo sito, e nella scuola di tutti gli antiquarij : e descritta con breve, e facil modo per istruttione del curioso, e devoto forastiero nel visitare li più celebri luoghi antichi e moderni della città) si accenna, anche se con attribuzioni errate, all’iconografia delle opere; ed ancora lo stesso Giovan Pietro Bellori (1613-1696) nelle Vite de' pittori, scultori e architecti moderni del 1672, indica i soggetti e le composizioni delle tavole. Nella seconda metà del Settecento i proprietari del corpus, i marchesi Negrone, trasferirono il loro patrimonio a Genova come ci testimonia Carlo Giuseppe Ratti asserendo che era doveroso vedere preziosi quadri, e specialmente quelli dimostranti vari tratti della vita del grande Alessandro, alcuni dei quali sono dello Schedone, del Lanfranco, del Domenichino, e d’altri.

Innocenzo Tacconi
Martirio di Santo Stefano
Olio su rame; cm 40 x 31

Gli unici originali dell’antico ciclo pervenuti fino a noi sono la Timoclea del Domenichino e due oli non meglio identificabili  del Baglione e dell’Albani. Alla luce di quanto espresso si comprende che la scuola dei Carracci ed in particolar modo i creatori del ciclo fanno da leit motiv della rassegna, ricca di spunti, di incentivi per ricerche e studi futuri.
Vittoria Severini

Francesco Albani
La Madonna col Bambino
Olio su tavola; cm 30 x 24,5