Indiana Jones è tornato e a vestirne i panni è di nuovoHarrison Ford, guidato ancora una volta da Steven Spielberg e George Lucas, con a sceneggiatura di David Koepp. Vecchi e nuovi personaggi si mescolano insieme in questo nuovo episodio della saga. Federica Di Bartolo
La bella e seducente Karen Allen, che torna ad essere la forte Marion Ravenwood del primo episodio della saga, e accanto a lei ci sono new entry come Ray Winstone, nei panni di Gorge “Mac” McHale; John Hurt, che è il professor Oxley; Cate Blanchett, due volte nominata all’Oscar come Migliore attrice, che veste i panni della gelida Irina Spalko dai capelli a caschetto, forse in onore di Marlene Dietrich, il premio Oscar JimBroadbent, qui il preside Charles Sanforth; e infine il giovane Shia LaBeouf, famoso per il film “Transformers”, nel ruolo di Mutt Williams.
Sicuramente gli appassionati della serie si ricorderanno come finiva “I predatori dell’Arca perduta”, (pietra miliare della storia del cinema, con cui solo ventisette anni fa il regista Steven Spielberg cambiava per sempre il genere d’avventura) e soprattutto che cosa succedeva al prezioso reperto archeologico: L’Arca dell’Alleanza.
Il nuovo quarto capitolo dell’avventura d’Indiana Jones parte proprio da lì, e così tra marmotte e distese sterminate, ecco di nuovo l’eroe, con frusta al fianco e cappello consunto, affrontare una nuova avventura, anche se stavolta l’età si fa sentire. Sono passati ben diciannove anni da “L’ultima crociata” e altrettanti ne sono trascorsi per il famoso archeologo pluridecorato in guerra. E’ il 1957 in piena Guerra Fredda e all’apice dei favolosi anni ’60 tra musica e balli, moto e ragazze con la coda di cavallo, gonne ampie e maglioni con giganti lettere dell’alfabeto.
Henry Jones II ha ormai sessantenni e vive la sua vita fra scavi e insegnamento, anche se l’agilità non è più quella di una volta, lo spirito è esuberante come sempre. E’ ancora capace di mettersi nei guai per amore del sapere, anche se stavoltasono i guai a cercare lui, infatti dovrà affrontare i russi guidati dalla terribile scienziata del paranormale Irina Spalko. Sulle note della famosa “jingle” della serie ecco di nuovo il rampante Indiana alle prese con inseguimenti, rapimenti, scoperte, acrobazie e scazzottate alla ricerca di un prezioso artefatto dai poteri soprannaturali, il mitico Teschio di Cristallo di Akator, che lo condurrà tra le montagne del Perù fino all’antica Eldorado.
Il film non delude anche grazie alla maestria di Spielberg che, pur attualizzandolo con le più avanzate tecnologie, mantiene il gusto per il retrò, utilizzando lo stesso tipo di inquadratura e rispolverando elementi tipici della saga. I riferimenti al passato sono numerosi, come la sequenza in cui s’intravede l’Arca dell’Alleanza, o la fotografia del padre di Indiana (Sean Connery) e dell’amico e collega Marcus Brody, presente dal primo al terzo episodio (Denholm Elliott) e il ritorno nella storia della spumeggiante Marion. Ci sono molte analogie, come la scena in cui Indiana tira una leva in una piccola cavità piena di ragnatele o la corsa con gli autocarri, che richiamano alla memoria il “Tempio Maledetto”, inoltre anche stavolta il nostro eroe dimostra il suo attaccamento per il cappello che recupera all’ultimo minuto.
Le citazioni però non sono solo a livello visivo e d’azione, ma anche nel parlato, infatti Irina accusa Indiana di non aver fede, ma chi ha più fede del custode del Santo Graal? E’ chiaro l’intento del regista di giocare con i fans, ma è chiaro che vi siano anche delle novità e degli omaggi, come quello riguardante Mutt che vuole ricordare il grande Marlon Brando.
La vena inventiva di Lucas e Spielberg non si è di certo esaurita, infatti, l’impatto che ha sul pubblico la scena d’apertura nella sua semplicità e naturalezza riesce facilmente a strappare una risata, ma oltre a questi tocchi artistici vi sono anche idee interessanti come il permettere ad Indiana Jones, sempre alla ricerca della conoscenza attraverso lo studio dei reperti antichi e delle scoperte, di essere spettatore in prima persona di un test nucleare.
Indiana Jones ha il suo personale “fungo atomico”, da cui si salva solo grazie alla sua immensa cultura, dunque l’archeologo diventa testimone di ciò che in futuro segnerà in maniera dolorosa e profonda la storia dell’umanità: la Bomba Atomica.
Steven Spielberg
Si potrebbe dire che oltre allo scopo ludico, anche in questo episodio compaia un messaggio a favore della cultura: il sapere è il vero tesoro dell’umanità.
Il film ha riscosso un grande consenso fra il pubblico, ma, come sempre, vi sono dei detrattori che hanno contestato l’esistenza d’inesattezze storiche, ma forse questa è quella “libertà poetica” concessa a tutti i grandi artisti e letterati, basti pensare al latino Terenzio.
Questa recriminazione permette a Spielberg di essere annoverato fra i grandi nomi del passato, di uomini che hanno rivoluzionato l’arte. Federica Di Bartolo Sito Internet: www.indianajones.com/site/index.html