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Steven Soderberg a Cannes presenta il suo Che

Steven Soderbergh a Cannes
presenta il suo Che Guevara
Chi non è stato innamorato del Che e dell’alone di mistero che lo circonda, alzi la mano. Idealizzato da tre generazioni, è tuttora un simbolo di idealismo e della ribellione giovanile, due cose senza tempo. Steven Soderbergh ci riprova, dopo la sua prima Palma con Sesso, bugie e videotapes porta in competizione qui a Cannes Che, un lavoro che dura 268 minuti suddivisi in due parti, la prima di due ore, dopo le quali ci hanno permesso di uscire per 15 primi offrendoci un sandwich, un Kit Kat e una bottiglia d’acqua e la seconda 2 ore e 28 minuti.
Mariangiola Castrovilli
Sequenza del film 'Che'   

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Peccato perche’ da Steven, come sempre bravo oltre ogni dire sia per la direzione che per la fotografia (che qui firma sotto uno dei suoi pseudonimi, Peter Andrew) ci saremmo aspettati  di piu’ e  di meglio. Se ci avesse regalato qualcosa che non conoscevamo, le quattro ore abbondanti sarebbero passate in un soffio, ma insistere sulla guerriglia di cui peraltro tutti conosciamo la dinamica, non ha senso, anche perche’ tanto a Cuba nella prima parte che in Bolivia nella seconda, e’ sempre la stessa.
Steven Soderbergh  
Vertiginosa ascesa del Che durante il colpo di Sato a Cuba contro il regime di Batista, prima medico poi comandante ed infine eroe rivoluzionario nella prima parte, mentre nella seconda il regista racconta la campagna Boliviana che lo portera’ alla morte, cercando di spiegarci il  perche’ la la gente lo abbia scelto a simbolo d’idealismo e d’eroismo.
Steven Soderbergh
Impeccabile  Benicio Del Toro che oltre ad interpretare il Che, firma anche come produttore e che stava dietro a questo progetto ormai da parecchi anni. E si deve proprio alle sue insistenze e a quelle dello sceneggiatore Peter Buchman se si e’ fatto il film che ha avuto una lunga, lunghissima incubazione per le ricerche e che comincia più o meno dove finiva il bellissimo Diarios de motocicletta di Walter Salles che proprio qui a Cannes ebbe nel 2004 tre riconoscimenti.
Sequenza del film 'Che'    
Volevo dedicare un film o due al Che” ha esordito Soderbergh, “non solo perche’la sua vita e’ un’avventura, ma anche perche’ le sfide dietro l’applicazione di una visione politica di tale rilevanza mi hanno sempre affascinato. Ho cercato di descrivere in dettaglio gli sforzi psichici e fisici richiesti da queste due campagne e mostrare il processo mentale di un uomo dall’indomabile volonta’ quando scopre la sua capacita’ di influenzare gli altri”.
Benicio del Toro
Quanto conta lo stile in un film come questo?
Moltissimo soprattutto per la comprensione delle due tranches. Nella prima parte ci sono le immagini del suo viaggio a N.Y nel ’64. Ed e’ proprio alle Nazioni Unite, la piu’ grande scena del mondo che esprimera’ tutto il suo disprezzo per l’imperialismo e per tutti i Paesi dell’America Latina genuflessi davanti agli Stati Uniti.
Benicio del Toro  
Qui la rivoluzione Cubana – continua il regista - e’ vista in soggettiva del Che. Lo scontro tra oppressore e oppresso e’ invece messo in risalto dal formalismo della composizione e dalle inquadrature in cinemascope. Nella seconda poi si arriva ad un punto morto dell’ideologia. Il suo stile visivo ci mostra come tutto puo’ succedere”.
Benicio del Toro
Del Toro, il suo Che…. ?
Interpretarlo ha rappresentato un processo tutto particolare e differente da tutti gli altri miei ruoli, perche’ trattandosi di un personaggio storico bisognava partire dall’uomo e dai suoi scritti. Questo ci ha portato a studiare per sette anni tutte le fonti disponibili. Debbo confessare pero” ha concluso l’attore con un sorriso “che parallelamente a queste letture consultavo continuamente gli scritti di Guevara”.
Mariangiola Castrovilli