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I grandi sportivi sulla Croiesette
Non solo attori e registi, quest’anno Cannes piace anche agli sportivi. Sulla Croisette infatti questi giorni sono di scena due grandi campioni Tyson e Maradona, tutti e due raccontati in immagini rispettivamente da James Toback ed Emir Kustarica.
Mariangiola Castrovilli
   

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Kustarica, il più grande fan del ‘pive de oro’ dipinge, Fuori Concorso, le pieghe più nascoste dell’incredibile storia del genio del pallone, campione idolatrato dal pubblico, idolo ed esempio per generazioni dell’universo mondo. Dalle umili origini di Buenos Aires alla notorietà mondiale a Napoli passando per Cuba nell’ascesa spettacolare di una leggenda che sprofonderà poi nel baratro più profondo.
Diego Armando Maradona da giovane  
Altrettanto interessante il documentario su Tyson per Un certain Reagard e non bastano gli aggettivi per descriverlo. Toback con mano sicura ne traccia un ritratto reale,cupo, violento, divertente, erotico, assurdo, tragico, terribilmente personale. Vedrete scorrere sullo schermo le immagini di una sincerità spietata dei suoi primi ricordi fino ai problemi attuali. La storia di un atleta leggendario dalla personalità controversa, specchio fedele dei problemi razziali e di classe che lacerano attualmente  l’America.
Mike Tyson
Novanta minuti di interviste, fotografie, aneddoti inediti accanto a documeti d’archivio sui suoi combattimenti difficilmente reperibili. Ancora fuori concorso un altro bel documentario su un regista famosissimo, oltre che per il suo lavoro di tutto rispetto anche per una reputazione personale…appannata dopo la condanna pubblica per essere stato trent’anni fa  con una minorenne.
Mike Tyson  
Di qui, come tutti i benpensanti sono pronti a giurare, la fuga dagli Stati Uniti per evitare la prigione. Perché fanno più notizia i particolari scabrosi che quelli positivi. Marina Zenovich nel suo film invece esamina sotto un’altra luce le decisioni di Polansky ed il funzionamento del sistema giudiziario in America.
Roman Polansky 
E veniamo al film di una figlia d’arte più che dotata, Jennifer Lynch già autrice dell’acclamato Boxing Helena e del libro Il diario segreto di Laura Palmer  per 15 settimane in vetta alla classfica dei best sellers del New York Time. Qui a Cannes presenta fuori concorso il suo secondo lungometraggio Surveillance.
La regista Jennifer Lynch  
Ispirandosi ad Akira Kurosawa Jennifer che qui firma anche la sceneggiatura, ha immaginato una storia raccontata dal punto di vista di tre personaggi. Come sempre però la verità con i Lynch non è mai quella che sembra.
Sequenza di Surveillance 
Due agenti dell’FBI  arrivano in una cittadina della  provincia americana per indagare su una serie di morti. Qui trovano tre testimoni, un poliziotto dal grilletto facile, una drogata ed una ragazzina di otto anni ancora sotto choc. Negli interrogatori verranno fuori appunto tre versioni personali e differenti che nascondono ciascuna una parte di verità…fino ad arrivare, insospettatamente al suo completo  ribaltamento …. Jennifer, il fascino discreto della versione personale….
Sequenza di Surveillance  
La nozione del ‘punto di vista’ è una cosa che mi ha sempre affascinato. Ognuno di noi – spiega - ha un modo particolare di vedere e percepire il mondo e la percezione di uno stesso avvenimento può variare da una persona all’altra. In questa storia c’è un punto A e un punto B con una grande strada in mezzo. Su questa strada ci sono tre persone a cui succedono delle cose. Per vedere la storia nel suo intero i tre devono raccontare uno dopo l’altro i fatti di cui sono stati testimoni. Tutti mentono, nascondendo qualcosa , ma ognuno possiede un frammento di verità. La vergogna e la ragione che li spinge a mentire – conclude -sono il cuore pulsante di questi personaggi”.
Mariangiola Castrovilli

Sequenza di Surveillance