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Non pensarci

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E’ meglio non pensare
a certe situazioni della vita

E’ nelle sale cinematografiche il film Non pensarci, un film di Gianni Zanasi che vede protagonista Valerio Mastandrea nella parte di un chitarrista rock. Commedia gradevole, scritta bene e diretta con ritmo, garbo ed arguzia.
Giancarlo Leone

 

 

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Un chitarrista rock di 35 anni (Valerio Mastandrea), trasferitosi a Roma per sfondare, cerca di sbarcare il lunario tra un concerto e l’altro sognando di incidere un disco. Ma i finanziamenti non arrivano e la crisi creativa è dietro l’angolo. La scoperta, poi, del tradimento della fidanzata è la goccia che fa traboccare il vaso e lo convince a prendersi un attimo di pausa dalla vita, un momento di riflessione. Quale luogo migliore della natìa Rimini, da dove manca da quattro anni? Accolto a braccia aperte dai genitori così apprensivi, affettuosi, il nostro prende coscienza che la sua famiglia non è proprio un mare di tranquillità.

 

Cercava riposo, pace ed invece… il padre, in pensione con problemi di salute, non pensa ad altro che al golf, lasciando all’esaurito primogenito (Giuseppe Battiston) la gestione dell’azienda di famiglia, che produce ciliegie sciroppate; la madre, fortemente depressa, cerca di non pensare ai suoi problemi, frequentando discutibili corsi di autostima e fiducia nel prossimo; la sorella (Anita Caprioli) lascia definitivamente l’università per lavorare nel delfinario. Ma tra crisi di nervi, liti, frustrazioni, rivelazioni scottanti, la solidarietà familiare può ancora riservare qualche sorpresa. Non pensarci è un buon film.

 

Quella di Gianni Zinasi è una commedia gradevole, scritta bene e diretta con ritmo, garbo ed arguzia. Le vicende del chitarrista fallito e della sua famiglia, con tutte le vicende di fratelli e genitori, non ha nulla di provinciale, ma resta profondamente italiana senza pesare. Si parla di famiglia, di lavoro, di rapporti umani e di sogni e disillusioni in modo fresco e divertente. Ambientazione e trama non sono certo originali e rimandano a tanto cinema di insoddisfazioni e nevrosi familiari, per non parlare della crisi esistenziale del protagonista, già vista in altre situazioni cinematografiche.

 

Eppure due elementi riscattano il film dalla banalità per farne un’opera a tratti ingenua ma sincera, divertente senza strane ambizioni di spaccato sociale. Il primo è la semplicità puntuale con cui è ritratta la vita di provincia, più vera ma in bilico sul baratro della noia e della disperazione. Il secondo è l’ottima prova degli attori, dal tenero, nevrotico Battiston allo scombinato Mastandrea. Zanasi riesce a raccontare una fetta dell’Italia in modo non pedante e banale, soprattutto presta cura anche ad una parte fondamentale del film che troppo spesso è lasciata poco curata: la sceneggiatura. Gli attori si ritrovano in bocca battute credibili e sempre funzionali.
Giancarlo Leone