Il malinteso di Albert Camus al Teatro Eliseo di Roma
Le Malentendu è il testo di esordio di Camus e contiene le fondamentali tematiche culturali dell’autore. La pièce è andata in scena per la prima volta al Teatro des Mathuriens di Parigi nel giugno del 1944. Fernando Bevilacqua
Una scena oscura, spoglia, al centro un lungo tavolo rettangolare: agli estremi siedono in apertura madre e figlia, che gestiscono una locanda nella fredda e inospitale Boemia….Le due donne sognano di trasferirsi al più presto in una località di mare inondata di sole, non appena accumulato quanto occorre alla realizzazione di tale meta.
Fra le molteplici interpretazioni del titolo della pièce di Camus,Le Malantendus, forse la più accettabile è quella che traduce “….il male inteso”, ovvero l’ascolto della voce del male! E le protagoniste, la madre e la figlia Marta, recepiscono effettivamente tale voce fino ad uccidere, sia pure in modo indolore, quanti approdano alla locanda e avanzare verso la realizzazione del sogno. Il testo di Camus è stato scritto nel 1943 nel periodo dell’occupazione nazista della Francia, e risente del clima di precarietà e di assurdo che circondava l’autore rifugiato tra le montagne.
La madre e la figlia, interpretate rispettivamente da Giuliana Lojodice e Galatea Ranzi, non riconoscono nell’avventore Jan il figlio ed il fratello rimasto a lungo fuori dell’alvo familiare, e riapparso all’improvviso senza rivelare la sua vera identità…..Ragion per cui gli viene somministrata regolarmente una bevanda avvelenata, ed il corpo gettato nel fiume.
Quando il Domestico ( probabile personificazione del male) consegna a Marta i documenti dell’ucciso, emerge ovviamente la sua vera identità: ne consegue il risveglio nella madre e nella sorella di un primo barlume di coscienza, che andrà via via crescendo fino a suggerire ad entrambe la ineluttabilità del suicidio…Il drammatico colloquio di Marta e Maria, la moglie che Jan aveva di proposito lasciato in un altro albergo, non fa che consolidare nella sorella del morto l’intento di annientarsi.
Proprio Marta, come sottolinea l’autore, che nulla aveva ricevuto dalla vita! Sul fondo del palcoscenico il Domestico, impersonato dallo stesso regista Carriglio, cammina avanti e indietro quasi a scandire quel tempo dell’orrore, cui le due protagoniste si sono abbandonate. Lo stesso Pietro Carriglio, direttore del Teatro Stabile di Palermo, ha curato con diligenza sia la regia, che le scene e i costumi. Luca Lazzareschi e Valentina Bardi, hanno interpretato i personaggi del figlio Jan e della moglie Maria, in gara di bravura con le menzionate Giuliana Lojodice e Galatea Ranzi, come detto madre e figlia, nella poco frequentata pièce di Albert Camus. Produzione del Teatro Biondo Stabile di Palermo. Fernando Bevilacqua