Visti i successi al Teatro Olimpico di Roma di Semo o nun semo, conclusosi lo scorso 6 aprile, eccezionalmente lo spettacolo di Nicola Piovani viene ora riproposto, per poter accontentare una parte del pubblico che non ha potuto gustare le melodie romane, per sole tre sere, dal 23 al 25 aprile, al Teatro Ambra Jovinelli di Roma. Il cast è rimasto immutato: Pino Ingrosso, Carlotta Proietti, Raffaella Siniscalchi, Massimo Wertmuller e Donatella Pandimiglio, che Visum ha intervistato. Giancarlo Leone
Signori si replica. Lo spettacolo di Nicola Piovani, Semo o nunsemo, si era appena concluso lo scorso 6 aprile al Teatro Olimpico di Roma con ogni sera il tutto esaurito. Ma una parte del pubblico non ha potuto gustare le belle melodie romane. Così in via del tutto eccezionale ecco che il Teatro Ambra Jovinelli, per soddisfare le numerose richieste, solo per tre sere, dal 23 al 25 aprile, ripropone lo spettacolo. Il cast è rimasto invariato: Pino Ingrosso, CarlottaProietti, Raffaella Siniscalchi, Massimo Wertmuller e Donatella Pandimiglioche Visum ha intervistato. Signora Pandimiglio è la sesta volta che questo spettacolo torna in scena.
Lei è stata presente fin dalla prima edizione. Cosa è cambiato dalla prima volta? Cosa le piace di più dello spettacolo? “Questa sesta edizione, qui con la ripresa all’Ambra Jovinelli, è solo cambiata nell’assetto artistico. Nelle prime quattro edizioni avevo al mio fianco Tosca; nell’ultima edizione non è potuta essere presente. Ed ecco queste new entry, queste giovani che sono entrate, Raffaella Siniscalchi e Carlotta Proietti, che è la figlia delgrande Gigi, che ho visto crescere. Avendo fatto con il padre I settere di Roma, quasi vent’anni fa, l’ho vista piccolina quando veniva a teatro nei camerini.
Oggi, ovviamente- spiega la cantante - vedermela in palcoscenico a condividere con lei la scena, è un’emozione particolare, molto grande, molto bella, molto piacevole. E c’è un momento in particolare che mi da emozione: in questo spettacolo, alla fine del primo atto, c’è una citazione de I sette re di Roma, il Concertatodelle Parche; questo chiudeva anche vent’anni fa l’altro spettacolo. Può immaginare che l’emozione è ancora più forte. Lì c’era Proietti senior, qui ho la figlia. Lo spettacolo da una bella sensazione, sia a farlo, per certi versi, che a goderlo dalla platea, un senso di liberazione, come quando uno, dopo mesi di lavoro, improvvisamente in primavera si trova in riva al mare e respira questa aria pulita, fresca”.
Questo spettacolo è attuale non le pare? “Ecco, ha colto nel segno! Semo o nun semo ha grandi virtù, oltre ad essere elegante nel genere popolare, è molto teatrale e non scade mai, ha questa freschezza di autenticità, haquesta semplicità popolare di cui oggi c’è forse più bisogno di una volta, di ritrovare dei valori perduti, come rigustare gli antichi sapori di una cucina scomparsa, in un’epoca dove tutto si vuole appiattire, globalizzare. Qui invece ci si vuole rimpossessare di un linguaggio oltre che lessicale, anche musicale, un linguaggio nostrano che è un piacere sia a farsi, che a godersi”.
Come è avvenuto l’incontro tra lei e Piovani per questo spettacolo? “Nicola mi parlò di questo progetto nell’inverno 2002/2003. Io andai a vedere a Parigi lo spettacolo Concha Bonita e in quella occasione mi disse se me la fossi sentita di fare uno spettacolo così, anche perché Veltroni chiese di preparare uno spettacolo per i cento anni dell’apertura di Villa Borghese ed era nato per essere portato in scena solo per tre serate nel 2003, per l’appunto, a Villa Borghese. Quello che Piovani mi proponeva – afferma Donatella Pandimiglio - non era in realtà il mio repertorio principale, ma guidata da lui posso andare anche alla cieca. Non dimentichiamoci che con lui oltre I sette re di Roma avevo fatto anche Canti di scena, replicato per dieci anni.
SoloPiovani mi poteva mettere un tamburello in mano. Però poi entrare in questo linguaggio più a fondo, conoscere dei brani per me ignoti, interpretare delle serenate straordinarie con una liricità bellissima è stato un grande piacere ed è una gioia ogni sera. Lo spettacoloesplose – sottolinea la cantante - già dalla prima versione. E da allora siamo andati avanti a valanga, a discesa, a pioggia. Ed ancora oggi, ripreso con una chiave differente, con una formula nuova, lo spettacolo è vincente. In effetti in tempi non sospetti – conclude - vedendo questo successo che cresceva, dissi che Semo o nun semo avrebbe fatto la fine di Cantidi scena durato ben dieci anni. Ma se continuassimo a farlo ancora oggi andrebbe bene ugualmente”.
E dopo queste tre serate speciali all’Ambra Jovinelli ci sarà una ripresa in estate, nella prossima stagione? “In teoria sulla carta, per il momento, lo spettacolo si ferma qua. E’ chiaro, però, che uno spettacolo così amato dal pubblico non lo si può lasciare fermo in un cassetto. Quindi è lecito credere che ci sarà l’intenzione ed il modo di tentare di poter creare una ripresa, ma non so quando. Non c’è nulla di ufficiale, ma uno spettacolo così rischia, in teoria, di essere ripreso”.
E come ha risposto il pubblico nel cambiamento del cast, non più Tosca ma la Siniscalchi e la Proietti? “Quando ci sono delle ricette che hanno funzionato uno ha paura che cambiando un ingrediente possa rovinare la ricetta. Io stessa non nascondo che avevo un po’ di paura. Invece è andato tutto benissimo, talmente bene che addirittura si dice che lo spettacolo ha un atteggiamento più fresco, sembra rinnovato, una giostra in movimento. Devo riconoscere – confessa ai nostri microfoni - che le grandi intuizioni del Maestro Piovani sono sempre giuste, anche quelle che a monte potrebbero sembrare le più rischiose, poi sono sempre le migliori”.
Prima di questo spettacolo, lei ne ha fatto un altro, AspettandoBarbra, dedicato alla Streisand. Anche quello era uno spettacolo molto, elegante, raffinato. Prevede una ripresa? “Quello spettacolo nacque dallo spunto che la Streisandsarebbe dovuta venire in Italia per un concerto. Poi, dati i costi altissimi che chiedeva, non se ne fece nulla. Effettivamente alcuni giornalisti e persone del pubblico – sottolinea - mi dissero che vedendomi esibire si dimenticava il riferimento a questa grande attrice e cantante mentre invece, per me, era molto forte il riferimento in lei sulla scena, perché era molto forte il desiderio di renderle omaggio, di concentrare in un unico spettacolo un repertorio che io amo molto e, perciò, riproporlo attraverso il mio gusto.
Sono molto contenta delle persone che hanno collaborato con me. Ricordo che andai inscena qui a Roma – confessa - con questo spettacolo l’anno scorso in estate, il 15 luglio, esattamente un mese dopo a quella che sarebbe stata la data della Streisand. Ora sto tentando di offrire questo spettacolo, perché mi è stato chiesto, di portarlo fuori dall’Italia, in Francia, in Germania, e forse anche negli Stati Uniti. Però lì ho molta paura – conclude - andrei nella tana del lupo. La mia idea, comunque, è quella di non lasciare questo spettacolo nel cassetto. Ci sono poi altri progetti ma ancora il tutto, a parlarne, è prematuro”. Giancarlo Leone