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I 39 scalini

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Un divertente e spettacolare
thriller per la coppia
Ninì Salerno – Franco Oppini

Alla Sala Umberto di Roma, fino al 20 aprile e poi in tournée, un divertente e spettacolare thriller di John Buchan, ispirato alla famosa pellicola di Hitchcock, I 39 scalini, che vede protagonisti quattro attori in scena, Franco Oppini, Ninì Salerno, Barbara Terrinoni ed Urbano Barberini. La regia è firmata da Maria Aitken.
Giancarlo Leone

 

 

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La punta di diamante è senza dubbio la rivisitazione che la pièce offre del thriller. Una messinscena brillante e spassosa, una miscellanea di sketch bizzarri, dominati da una finzione cabarettistica intelligente e pungente. A rivedere in versione teatrale I 39 scalini, di John Buchan, attualmente alla Sala Umberto di Roma fino al 20 aprile e poi in tournée, ispirato alla famosa pellicola di Hitchcock, è il genio della regista Maria Aitken.

 

La trama. Siamo a Londra. Durante un divertente spettacolo teatrale, “Mister Memory”, Richard Hannay incontra una donna che dice di chiamarsi Antonella Smith, che gli chiede di ospitarla a casa sua. La donna è seguita e con un espediente (un colpo di pistola che getta nel panico la platea), riesce ad uscire dal teatro, confondendosi tra la calca. La donna confessa a Richard di essere una spia, ma la stessa notte verrà assassinata. Prima di morire parla anche dei “39 scalini”.

 

E così Richard decide di raggiungere la Scozia, ma la polizia inglese che ha scoperto il cadavere nella sua abitazione, comincia a dargli una caccia spietata. Comincerà così una lunga ed avventurosa fuga e l’uomo, accusato di un delitto che non ha commesso, verrà poi alla fine completamente scagionato. L’intuizione metateatrale, che già a livello scenografico inquadra in una doppia cornice l’avventura dei personaggi, spicca fin dalle prime battute svelando al pubblico, con il divertente quadretto delle performance di “Mister Memory”, due esilaranti, nonché magistrali, Franco Oppini e Ninì Salerno, in un Lascia o raddoppia decisamente sui generis.

 

Ma ai due comici a cui è affidata la nota kitsch della partitura scenica si affiancano due complici non da meno: Urbano Barberini, nei panni dell’affascinante protagonista accusato di omicidio, coinvolto suo malgrado in una storia di spionaggio e la bella Barbara Terrinoni, che impersona tutti i ruoli femminili non previsti. Il cast partecipa in toto alla messinscena: collabora ai cambi scenografici e alla riproduzione continua e versatile dei tanti personaggi e luoghi dell’intreccio, come la stazione ferroviaria, efficacemente mimata con solo qualche palo e sedia, un salotto londinese novecentesco, un fienile di campagna e un bizzarro hotel con arredi tirolesi, gestito da una coppia di anziani modello sitcom.

 

E poi scene leggendarie: la caccia sul Flying Scotsman, la fuga sul Forth Bridge, il primo scontro teatrale fra biplani mai messa in scena prima. E nella parata di un caratterismo variegato, ogni interprete si sbizzarrisce impersonando nella cadenza e nelle movenze brevi comparse. Quattro attori che interpretano un minimo di 39 ruoli in poco più di 100 minuti di divertimento ingegnoso. Il soggetto che vorrebbe agenti segreti criptici e astuti, lascia invece spazio  a brillanti performer, equivoci, perché il thriller è solo una traccia e un percorso battuto che qui non scade mai nel trito, scontato o banale. Lo spettacolo si rivela il tour de force teatrale più sorprendente ed esilarante dell’anno. Il merito va all’inaspettato colpo di scena, ancora metateatrale e ad uno sparo che rimescola le carte. Da vedere.
Giancarlo Leone