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Flavio Bucci

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Enrico IV

Il mio Pirandello grottesco e geniale

Visum incontra Flavio Bucci, attualmente in scena al Teatro Ghione di Roma con l’Enrico IV di Luigi Pirandello. Una – grande – interpretazione che conclude il lungo ciclo iniziato diversi anni fa e che ha visto la messa in scena di tutti i principali testi pirandelliani: da Uno nessuno e centomila a Il fu Mattia Pascal, da I Giganti della Montagna a Il berretto a sonagli.
Gloria Bondi

Flavio Bucci 

 

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“Sono stato molto fortunato. Ho raggiunto il successo a 29 anni con il Ligabue televisivo e da allora ho sempre potuto decidere, fare le cose che davvero mi piacevano. Ho scelto tutto quello che ho fatto  e oggi posso dire di non avere rimpianti né sogni nel cassetto” Così esordisce Flavio Bucci, incontrato mentre è in scena al Teatro Ghione di Roma con l’Enrico IV di Luigi Pirandello. Testo unico, difficile, complesso. “Questo Enrico IV – spiega l’attore – chiude un ciclo. E’ esattamente il punto di arrivo che mi prefiggevo al termine di un lungo itinerario nel quale ho portato in scena tutti i testi di Pirandello che erano, naturalmente, nelle mie corde. Per questo ho voluto fortemente portare in scena questo testo. Assieme ai Giganti della Montagna è il grande testamento pirandelliano”. E l’attore, amatissimo dal pubblico che gli sta tributando il successo che merita, interpreta il complesso personaggio di Enrico IV dimostrando ancora una volta tutta la sua sensibilità e il suo immenso talento.“Gioco sulla chiave del grottesco – ci racconta – prendendo anche spunto dal bellissimo saggio di Pirandello sull’umorismo. Il grottesco è dato dal continuo passare dal dramma al sorriso e viceversa. Questo infrange la quarta parete e crea quel rapporto più diretto ed empatico con il pubblico, di cui io sento molto la necessità. Evito, invece -  e per precisa scelta -  il ‘pirandellismo’, ovvero il gioco sulle parole, il ‘bel dire’, il compiacimento del linguaggio, nel quale ho visto cadere molti interpreti”.

Flavio Bucci 

Ma chi è dunque, per Flavio Bucci, l’Enrico IV?
Un uomo che tutti credono pazzo perché lui stesso lo vuole, ma è infinitamente più vero dell’entourage borghese al quale un tempo lui stesso apparteneva…“Enrico IV – spiega l’interprete ai nostri microfoni - – è un uomo che si rifugia nella follia perché percepisce un importante cambiamento in atto nel suo momento storico. Sta nascendo una nuova era in cui lui non si riconosce – l’era moderna - e decide di escludersi proprio attraverso la follia. Gli altri non hanno la sua consapevolezza. Non si rendono conto che quella classe dirigente nata dalle ceneri della grande guerra – sottolinea - avrà vita assai breve, sarà di semplice transizione. Credono di poter ancora vivere secondo le stesse dinamiche e le stesse modalità del passato. Ma non è così. Sono prigionieri di loro stessi. Lui vede più lontano e  si chiama fuori, perché di quella nuova realtà non sente di poter far parte”.

Flavio Bucci 

Notiamo, leggendo la sua complessa biografia artistica, che più volte l’interprete Flavio Bucci ha incontrato sul suo cammino il tema della follia. E’ un caso?
“Io faccio teatro guardando alla realtà, alla cronaca, leggendo i giornali
– racconta – ed è evidente che il nostro quotidiano è pieno di episodi di follia. Io credo che una vena di follia sia presente in ognuno di noi, una sorta di comune denominatore  in attesa di un fatto straordinario che la scateni. Ho sempre cercato di tirar fuori dai miei personaggi il lato oscuro che è presente in ciascuno. Tutti possiamo definirci persone ‘normali’, ma chi può garantire una reazione equilibrata di fronte ad un fatto straordinario, doloroso, che magari ci colpisce negli affetti più profondi?”.

Flavio Bucci 

Tornando all’Enrico IV, dunque, anche nel suo caso la follia nasce da un dolore.
“Nasce da una profonda delusione, dal tradimento dei suoi amici, del suo mondo. Enrico IV è un uomo dolorosamente disilluso e lo dice proprio ricordandosi bambino quando ‘credeva nella luna nel pozzo’ ed era felice”.

Flavio Bucci 

Chiudiamo la chiacchierata facendoci raccontare i prossimi progetti.
“E’ in fase di stesura la versione teatrale del Mephisto di Klaus Mann (il figlio del più celebre Thomas, morto suicida nel 1949) da cui è stato già tratto il film del 1981 diretto da István Szabó e interpretato da Klaus Maria Brandauer. Sarà questo il prossimo lavoro. Poi
- continua - ho dei progetti e dei desideri la cui realizzazione è più lontana nel tempo. Ad esempio amerei molto portare in scena ‘La resistibile ascesa di Arturo Ui’ di Berthold Brecht e ‘Morte di un Commesso Viaggiatore’ di Arthur Miller, potendo però ambientarlo in una città italiana del dopoguerra per renderlo anche più vicino alle mie stesse radici. Infine – afferma Bucci -  un testo che amerei moltissimo fare è ‘Dopo la caduta’sempre di Arthur Miller, un’opera che non viene portata in scena da trenta anni. Mi piacerebbe riscoprirla liberandola dell’equivoco di essere stata scritta per dar voce al senso di colpa di Miller per il divorzio da Marilyn Monroe e per il successivo suicidio dell’attrice. In realtà, a mio parere – conclude – è il dramma di un ebreo americano che vorrebbe cancellare dalla sua mente l’orrore del massacro nazista. Ed è lavorando su questa chiave di lettura che mi piacerebbe proporre questo testo al pubblico”.
Gloria Bondi

 

Flavio Bucci