Al Teatro Ghione di Roma, Flavio Bucci porta in scena il dramma pirandelliano, regalandoci lo struggente ritratto di un uomo coscientemente prigioniero della sua follia, ma infinitamente più vero e lucido di coloro che lo credono pazzo. Fino al 27 aprile. Gloria Bondi
AlTeatro Ghione di Roma, un Flavio Bucci all’apice del suo talento e delle sue potenzialità interpretative domina la scena nei panni del folle imperatore di Pirandello. Piéceunica e controversa, l’Enrico IV rappresenta un unicum anche nella vastissima ed eterogenea produzione pirandelliana per la complessità dei livelli e dei piani di lettura che vi si possono rintracciare. Cuore di tutto è però ancora una volta, il dramma della maschera. Quella delle convenzioni borghesi a cui ci costringono le regole del vivere sociale.
O quella del diverso che, a volte, noi stessi ci imponiamo per sfuggire ad un sistema del quale non riusciamo a sentirci parte. Il regista Nucci Ladogana sceglie la via della classicità per regalarci intatto quel dramma così come Pirandello lo concepì e come venne portato in scena per la prima volta a Milano nel 1922. Flavio Bucci interpreta dunque un uomo dall’incredibile storia, un personaggio surreale di cui non conosceremo mai il vero nome e che, a seguito di una caduta da cavallo, durante una festa in maschera, perde completamente la memoria, convincendosi di essere Enrico IV.
Isolato, protetto e imprigionato in una realtà fittizia, costruita ad arte, egli riacquista improvvisamente coscienza di sé, ma sceglie di continuare a fingersi pazzo, per non tornare fra quei “borghesucci” ai quali sente di non appartenere. La follia, dunque, come viatico ad una dimensione “altra” dalla quale, però, non c’è ritorno. Quando, dopo venti anni, la donna che egli amava lo va a trovare fingendosi Matilde di Spina, assieme al suo compagno e antico rivale in amore del protagonista, a sua figlia Frida con il neo-marito e ad uno psicoterapeuta, la verità viene a galla. Al protagonista non resterà dunque che uccidere il suo eterno rivale per poi tornare a rifugiarsi – e questa volta per sempre - nella follia. Flavio Bucci, come si diceva, è come sempre irresistibile. Attorno a lui, tutta la compagnia disegna un’architettura drammaturgica armoniosa ed equilibrata.Da vedere. Fino al 27 aprile. Gloria Bondi